Albaro, nella lotta al degrado il privato arriva prima di Tursi

(...) alla pubblicazione di un articolo sulle pagine genovesi del Giornale di un'inchiesta sulle scritte di Albaro. Lo storico quartiere residenziale che è stato trasformato in una lavagna a cielo aperto, dove i muri portano i segni di una battaglia combattuta a colpi di spray, murales, slogan, annunci, messaggi d'amore e quant'altro da anni ormai. Dove i «rossi» e i «neri» hanno sfogato la propria rivalità ideologica a colpi di insulti, rivendicazioni e minacce. È cosa nota che lo stadio del nuoto di Albaro fosse frequentato dai ragazzi di Casa Pound che provarono tempo fa ad organizzarvi un concerto, scatenando le ire dei compagni che hanno dato il via ad una guerra ideologica sui muri.
Dove le scritte nuove, come quelle vecchie, non sono mai state cancellate. Come quelle di piazza Leonardo da Vinci, dove la tabaccheria era ricoperta da segni di ogni genere. Fino al giorno in cui un amministratore condominiale, su sollecitazione dei proprio condomini ha chiesto l'intervento di una ditta privata per ripulire la facciata. Con due modalità diverse: in un primo momento si è provveduto a rimuovere i graffiti, poi, per fare in modo che la pulizia duri per un tempo ragionevole, è stato fatto un trattamento preventivo che protegge la superficie e permette la facile rimozione di nuove scritte.
E la dimostrazione che, nonostante la cosiddetta operazione «Lotta al degrado: palazzi puliti» del 2010, fatta ai tempi dell'approvazione del piano comunale straordinario, la questione dei graffiti non sia mai stata affrontata con forza e decisione, è che sotto alle scritte più recenti di piazza Leonardo da Vinci sono stati trovati otto strati di graffiti, i più antichi dei quali risalivano addirittura allo scudetto vinto dalla Sampdoria nel 1990/1991.
Ma basta spostarsi un po', e andare in via San Giuliano, come mostrano le foto che ci ha inviato un nostro lettore, Mario Bartolini, per ripiombare in un mare di insulti, murales, simboli lasciati sui muri.
«Il lordare facciate di case, ville, muri delle nostre care crose da parte dei signori graffittari ed affini - scrive Mario Bartolini dopo la pubblicazione dell'articolo su Albaro - è diventato da tempo un fatto di (mal)costume che lascia quasi indifferenti.

Ma, visto che voi avete - giustamente e commendevolmente - affrontato l'argomento, più in generale del degrado in cui versa Albaro, ho deciso comunque di offrirvi il mio piccolo contributo. Chissà che il tutto non serva a qualcosa, ma forse pecco di ottimismo».

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