La buona Sanità non dipende dalla dimensione

(...) Lì, i lavori non sono mai neppure iniziati. Ma potrei ricordare tutti gli ospedali, quelli piccoli compresi, trasformati in palchetti da comizio ogni volta che veniva data una pennellata di bianco. Quei piccoli ospedali per i quali la Regione virtuosa ha pagato milioni per il restyling e che ora dice di voler chiudere. E l'agenzia unica per gli acquisti? Creata da Burlando che ora la vuole chiudere.
Ma tornando al problema dei tagli, come si fa a valutare la sanità in base alla dimensione di una corsia? Come si fa a dire che in un ospedale piccolo non si può sperare di essere curati bene? Quello che funziona si misura con un unico metro: i fatti. E le persone, i medici e i paramedici bravi, capaci e umani ci sono nel piccolo come nel grande. Gli incapaci e purtroppo talvolta gli «indegni» ci sono nel grande come nel piccolo. Allora facciamo degli esempi positivi, per dimostrare come non conti la dimensione. L'Ospedale Evangelico che Burlando e Montaldo hanno voluto chiudere e trasferire a Voltri per accorpare la maternità al San Carlo, era un'eccellenza grazie alla straordinaria professionalità del professor Enrico Giunta e della sua équipe. E lì, nel piccolo ospedale di Castelletto sotto casa, ci si andava volentieri a far nascere i propri figli, eccome. Anzi, a proposito di economie, il progetto dell'accorpamento di Burlando e Montaldo prevedeva che a Voltri ci fossero due primari e solo la battaglia del Giornale fece cambiare idea ai «virtuosi».
E il Villa Scassi? Basta chiedere a pazienti e addetti ai lavori. Finché era un'azienda sanitaria indipendente era il gioiellino perfetto creato dal professor Lionello Ferrando. Da quando questa Regione l'ha messa sotto il controllo della Asl3, davvero c'è chi si fa qualche scrupolo prima di andarci. Eppure la dimensione non è cambiata. Prendiamo l'ospedale di Levanto? Tenerlo aperto, sarebbe addirittura economicamente vantaggioso. Magari non per farci chissà quale centro di emergenza di primo livello, ma potenziando ad esempio la dialisi, potrebbe accogliere specie d'estate molti turisti, facendo entrare soldi nelle casse della Regione con una «mobilità» al contrario. La buona sanità come anche il risultato economico si vedono dai risultati, non dalle dimensioni. Perché se concentriamo tutto nei grandi ospedali e poi ci sono le liste d'attesa eterne come la mettiamo? Se devo aspettare una risonanza magnetica a un piede tre mesi perché ci sono solo i due grandi ospedali, cosa faccio? Telefono in giro, la prenoto nel piccolo ospedale di Alessandria che me la dà domani.

E la Regione Liguria tanto virtuosa ci perde fior di quattrini. I tagli ci sono da fare ancora, eccome. Magari accorpando tutte le Asl in una, o guardando se in qualche grande ospedale ci fossero ancora reparti con un primario e un solo posto letto.

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