Un traffico di droga internazionale tra Italia, Stati Uniti e Costa Rica ma che aveva una solida base sulla piazza di Genova. Una banda di «commercianti» di cocaina è stata sgominata grazie all'intervento della Procura di Genova iniziata dopo la morte sospetta di un marittimo genovese di 37 anni, Salvatore Ramponi, deceduto nell'ottobre 2011 durante il volo tra San Josè in Costa Rica e Madrid, volo costretto a fare scalo a Lisbona per permetterne i soccorsi che si sono rivelati inutili. L'uomo morì perché aveva ingerito 90 ovuli di cocaina, uno dei quali si era rotto.
Un particolare al quale gli inquirenti ne hanno aggiunto un altro appena due mesi dopo l'accaduto, quando una giovane marittima genovese, D. M., venne arrestata dalla polizia di frontiera degli Stati Uniti in transito dal Costa Rica per l'aeroporto di Newark in New Jersey sorpresa il 21 dicembre con mezzo chilo di cocaina occultato all'interno del bagaglio. A tradire la ragazza era stata una eccessiva spensieratezza che l'aveva portata ad attendere l'arrivo del bagaglio proprio a ridosso degli uffici di polizia, a tal punto da insospettire le forze dell'ordine statunitensi che in un successivo controllo l'hanno scoperta con mezzo chilo di cocaina purissima nascosti nella valigia.
Dalla collaborazione della giovane genovese con la polizia americana è nata poi l'inchiesta vera e propria, coordinata dal sostituto procuratore Biagio Mazzeo e condotta in stretta sinergia tra la Squadra Mobile di Genova e la polizia statunitense, in specie l'Hsi (Homeland security investigation) struttura nata negli Usa dopo i fatti dell'11 settembre. All'origine del traffico di droga c'era Francesco Raschellà, 39enne residente a Nervi, arrestato con i tre complici principali: Luca Torsi, 45enne disoccupato con precedenti per spaccio di droga; Daniele Leverone, 40enne genovese incensurato e Marco Barlari, 41enne marittimo spezzino.
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