Non può piovere per sempre su questo Genoa

(...) di questi tempi. Perchè, diciamolo onestamente, sabato sera, alle 20, dopo la terza partita squallida di fila del Grifone, nemmeno il più inguaribile ottimista avrebbe scommesso pochi spiccioli sulla salvezza dei rossoblù. Un conto è continuare a ripetere come un mantra che «il calendario è favorevole» e bearsi della lettura dei confronti fra le prossime partite di Genoa, Siena e Palermo. Un altro conto è racimolare solo tre miseri punti da tre partite casalinghe contro il Siena, una Sampdoria che di questi tempi è tutt'altro che irresistibile e un'Atalanta che sabato sera non ha giocato certo alla morte. Insomma, se si fosse guardato solo al calendario, questa era una serie da filotto da nove punti e ora non saremmo più qui a scrivere di Genoa, ma a festeggiarne la salvezza anticipata così come festeggiamo quella del Doria.
Invece. Invece, non è andata così. Ma se almeno tutto questo fosse nato da prestazioni convincenti, come quelle contro Roma, Milan e Fiorentina - grandissimo gioco e zero punti - saremmo più tranquilli. Ma non è stato così e, fra la trasferta di Napoli, il derby e la partita di sabato, del bellissimo Genoa dei primi mesi di Ballardini non si è vista nemmeno l'ombra. Insomma, c'erano tutte le condizioni per piangere la prematura dipartita del Grifone.
Invece, domenica, in questa surreale partita a ciapanò - quel gioco di carte lombardo in cui vince chi non fa punti - Siena e Palermo ce ne hanno messo del loro e, ora, le tre contendenti per un solo posto utile per la salvezza stanno in un solo punto. E sarebbe andata ancora meglio se i rosanero, rivitalizzati dalla sostituzione dell'ormai inguardabile (come allenatore, ovvio) Gasperini con l'ottimo Sannino, non avessero pareggiato il derby con il Catania al novantacinquesimo, addirittura dopo la fine del recupero.
Ma il riassunto sta tutto lì: come nel gioco dei bambini in cui si toglie una sedia alla volta e i partecipanti devono sedersi quando l'animatrice spegne la musica, c'è una sola poltrona vincente. E i partecipanti sono tre. Con l'unica speranza che possa entrare in questa storia anche il Torino, che pare in caduta libera e - con cinque giornate ancora da giocare e quindici punti a disposizione - potrebbe essere risucchiato nella battaglia finale.
Il punto centrale è uno solo. Come spiega benissimo il nostro Sess, ora dipende tutto e solo dal Genoa. I rossoblù sono padroni assoluti del loro destino e, a partire dalla delicatissima partita di domenica a Verona con il Chievo, si giocano tutto. Certo, però, occorrerà partire da quello che non si è visto per nulla nelle ultime settimane: cioè il bel calcio. Ma se si parte da questa situazione, da Davide Ballardini che - dopo aver fatto un'impresa straordinaria nei mesi scorsi e che è ingeneroso dimenticare, visto che ci ricordiamo tutti i Genoa inguardabili e allo sbando di De Canio e Del Neri - non riesce più a volare, da cosa nasce l'ottimismo, oltre che dal calendario?
Innanzitutto, l'ottimismo parte proprio da Ballardini. Perchè, se è vero che - nonostante le smentite di rito - Preziosi ha messo in discussione il suo tecnico, è anche verissimo che i giocatori hanno fatto muro, spiegando che il tecnico non ha colpe e schierandosi compatti in difesa di Davide e dei suoi collaboratori Carlo Regno e Stefano Melandri. Il che è un'ottima notizia per il Genoa.

Come lo è il ritorno di Marco Borriello e il grande recupero di Antonio Floro Flores, così come un Ciro Immobile che, sabato, entrando in campo, è stato finalmente l'Immobile di valore che conoscevamo.
Insomma, non può piovere per sempre. E, da oggi, il meteo segnala sole su Genova.

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