Santa, il Comune di sinistra con la guida «a destra»

(...) un uomo di destra. Così come non si può certo ascrivere alla sinistra rivoluzionaria Mario Fracchia, uomo delle infrastrutture, «scippato» a Rapallo.
Insomma, sono quelle storie di paese, in cui è difficile entrare se non le conosci fino a fondo. Il punto che ci interessa qui è un altro. E cioè che De Marchi, uomo di sinistra, ha governato Santa con buonsenso, che non è di sinistra, nè di destra. È un valore assoluto e basta. Poi, certo, magari non tutte le scelte saranno condivise da tutti, poi magari non tutti i movimenti del sindaco piaceranno, ma alla fine parlano i fatti.
Lo dico da innamorato di Santa e quindi parte in causa. E, sfogliando il libro dei fatti del Comune, ci trovo tante cose che mi piacciono: ad esempio, l'orrida tensostruttura che copriva i giardini a mare, che era uno scempio, è stata levata e la rimozione è costata solo 800 euro, roba da Nobel per l'economia. Ad esempio, la passeggiata a mare è stata rimessa a posto. Ad esempio, nonostante tutte le polemiche sul Porto-Spa, non nel senso di società per azioni, ma di wellness, non sono state realizzate opere impattanti ambientalmente. Ad esempio, è tornata la stagione teatrale, che pure potrebbe volare molto più alto e deve certamente migliorare. Ad esempio, sono finalmente arrivati alcuni giochi per bambini, storico tallone d'Achille per Santa, soprattutto dopo la realizzazione del parco del Flauto Magico di Emanuele Luzzati e del minigolf che, per una serie di motivi, sono un buco nero, tenuto malissimo, in pieno centro della città. Ad esempio, è rinata e rifiorita la biblioteca. Ad esempio, in collaborazione con la Fondazione Edoardo Garrone, è stato lanciato il master in turismo culturale che nel settore è uno dei fiori all'occhiello di Santa, della FEG e anche d'Italia.
E poi, altre cose, magari meno visibili, ma certamente altrettanto importanti. Ad esempio, la «società di progetto» che gestisce villa Durazzo e che, in poco tempo, ha addirittura realizzato utili, circostanza rarissima nel mondo delle municipalizzate. E che sarà al centro anche del prossimo film di Checco Zalone. Dove, in un mondo dove si pagano i produttori per ospitare le troupe, questi riusciranno addirittura a portare a casa soldi, grazie all'intervento di Raggi, che avrà anche qualche battuta nel film. Probabilmente nei panni del commercialista che riesce sempre a portare a casa soldi e dice con accento ligure, sfregandosi le mani: «Si vede che ho la mia bella convenienza».
Insomma il bilancio del Comune di Santa Margherita Ligure è più che positivo. Nel vero senso della parola. Ma ci sono anche particolari meno visibili di una biblioteca in più o di un'orribile tensostruttura in meno, ma che sono ugualmente importanti per decifrare il nuovo corso di Santa. Ad esempio, la posizione sull'Imu che, prima ancora che diventasse di moda, è sempre stata di difesa dei cittadini dagli eccessi fiscali. Con in più - sempre farina del sacco di Raggi e del suo assessorato - la ciliegina sulla torta della destinazione dei surplus di cassa ai meno abbienti di tutta Santa Margherita Ligure. Che non è un ossimoro, in uno dei posti più belli del mondo e più lussosi d'Italia, ma che è assolutamente vero. Oppure, la restituzione di parte della Tarsu a chi fa la differenziata.
Insomma, Raggi e De Marchi - uomini saldamente di sinistra - non rinunciano a politiche che magari non sono tecnicamente e propriamente «di destra». Ma, molto più semplicemente, sono politiche di buon senso. Penso, ad esempio, anche all'istituzione e all'importanza del vigile di quartiere, misura che aiuta la sicurezza, ma che è vista come il fumo negli occhi da tanta parte di sinistra con i paraocchi.
O, ancora, a quando De Marchi mise un limite alla possibilità di bivacchi sulle panchine del centro. Anche in questo caso, così come quando lo fece lo «sceriffo» leghista Gentilini a Treviso, non si trattava di norme contro l'umanità o il principio di accoglienza. Ma, molto più semplicemente, di norme a tutela del decoro della città e del diritto dei cittadini che non si sdraiano ubriachi sulle panchine a potersi sedere sul lungomare. È un'idea di destra questa? È un'idea di sinistra? È un'idea di centro? A mio parere, molto più semplicemente, è un'idea di mero buonsenso.
Così come è stata assolutamente improntata al principio di umanità e di tutela della verità e della memoria la celebrazione del 25 aprile voluta da Roberto De Marchi. Il sindaco, uomo di sinistra ma non certo uomo della sinistra, ha avuto la sensibilità di pensare anche agli altri. Cioè di uscire dalla solita messa cantata per cui il 25 aprile possono intervenire solo i partigiani ed ha fatto parlare Silvio Ferrari, esule istriano, per ricordare il dramma delle foibe.
Anche qui, va precisato. Silvio Ferrari, fra le tante cose ex assessore alla Cultura del Comune di Genova, amico storico di Claudio Burlando e di Carlo Repetti, non è certo un «pericoloso revisionista», ragionando con i criteri che indussero a mettere all'indice Giampaolo Pansa. Anzi, l'ultimo suo domicilio politico conosciuto è il Pdci, il partito dei comunisti italiani, e l'ultimo impegno che l'ha visto in prima linea è il percorso che ha portato Marco Doria a diventare sindaco di Genova. Insomma, nulla per cui esultare.


Ma il ricordo di Ferrari (e di De Marchi) delle foibe, anche il 25 aprile, contro tutto e contro tutti, soprattutto contro un certo tipo di sinistra, non tutta, è qualcosa che dà un senso alla convivenza civile. Sono parole sante. Anzi, parole Santa.

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