Strategie comuni per ricominciare a parlare di politica

Se li sono dimenticati in molti. Purtroppo se li sono dimenticati soprattutto coloro che potrebbero fare qualcosa per loro. E provano a dimenticarli coloro che potrebbero almeno rappresentare tanti cittadini italiani per fare pressione sul governo. In altre parole, quelle istituzioni che avrebbero responsabilità precise, fanno il possibile per scaricarli. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò italiani ancora «prigionieri» dell'India, sono invece sempre nei pensieri di moltissimi lettori del Giornale, che anche a Savignone hanno voluto ricordare la loro assurda sorte e chiedere una reazione forte, se possibile partendo anche dalla Liguria. Nicolò Genovese si era fatto interprete di questa richiesta, alla quale hanno aderito immediatamente molti altri presenti.
Tra loro anche Patrizia Altobelli, che all'incontro era presente in doppia veste. A Savignone c'era come parte integrante del popolo del Giornale, ma anche come consigliere comunale di Sant'Olcese. E proprio sfruttando l'occasione che la carica le offre, ha cercato di passare dalle parole ai fatti, ha messo alla prova l'amministrazione comunale del suo paese. E ha dimostrato che non c'è neppure la volontà di fare un piccolo gesto simbolico per i due marò italiani, trattenuti in India con l'accusa di aver sparato a un peschereccio scambiato per una barca di pirati dei mari. «La loro è una situazione inammissibile, vergognosa e inaccettabile - fa sapere Patrizia Altobelli -. A tale proposito ho presentato un ordine del giorno affinché fosse appesa nella bacheca di Sant'Olcese una foto di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Certamente non sarebbe stato un atto risolutore, non sarebbe cambiato nulla. Ma è anche vero che sarebbe stato solo un modo per far prendere al Comune una posizione ufficiale e visibile. E per ricordare ai residenti l'angosciante attesa dei nostri due marò».
Inutile dire come è andata a finire. Un «no» secco dall'amministrazione di centrosinistra, composta anche da esponenti dell'Udc che probabilmente temono di dover ammettere l'incapacità del governo Monti da loro tanto difeso su qualsiasi argomento. «Ovviamente il mio ordine del giorno è stato respinto - conferma sconsolata Altobelli -. Al massimo, un accenno di solidarietà espressa a denti stretti per i due marò e nulla più».
Perché il problema, in fondo, è sempre lo stesso. Nessuno si vuole impegnare formalmente e così anche un governo come quello attuale italiano, che non ha alcuna forza in campo internazionale, che non gode di rispetto e che non può contare su «alleati» importanti, ha gioco facile a lasciar passare tutto sotto silenzio. Con il processo contro i due marò già istruito ma sempre rinviato con motivazioni ogni volta diverse, dall'Italia non si registrano prese di posizione. L'India continua ad agire infischiandosene delle norme internazionali, eppure l'Italia non ha la forza di chiederne il rispetto.
Questo anche perché non ci sono manifestazioni di piazza, non ci sono sollecitazioni da parte di istituzioni locali, non ci sono atti clamorosi che tengano viva l'attenzione sul problema. Anche a Genova e in Liguria, il caso di Sant'Olcese si aggiunge ad altri analoghi e conferma l'atteggiamento incomprensibile specie da parte di chi, proprio sul terreno delle mobilitazioni di piazza, è sempre in prima linea. Il riferimento è a quanti anche in passato non hanno mai esitato a fare cortei, a esporre vessilli simbolici, a sottoscrivere documenti formali per spingere il governo a risolvere delicate situazioni internazionali. Dalla storia dei rapimenti di volontari o di cooperanti, alle varie crisi in ogni più remoto angolo del pianeta, senza mai dimenticare neppure situazioni nelle quali l'Italia non avrebbe avuto neppure alcun motivo di intervenire, ci sono sempre state mobilitazioni. La Regione Liguria, il Comune di Genova, finché esisteva la Provincia, ma anche Palazzo Ducale e altre emanazioni pubbliche che si professano sempre democratiche, pacifiste e pronte a tutelare i diritti umani di chiunque, stavolta invece tacciono. Non si vedono gli striscioni che accompagnavano le richieste di liberazione della colombiana Ingrid Betancourt, o i maxi bandieroni per il Tibet che per settimane hanno campeggiato sulle facciate dei palazzi istituzionali di piazza De Ferrari.
Dai lettori del Giornale arriva dunque un nuovo appello alle istituzioni locali.

Perché una volta tanto dimostrino nei fatti di non avere paraocchi per guardare e intervenire solo in situazioni che politicamente stanno loro a cuore. In sintesi, per dimostrare di essere italiani, non solo politici di sinistra.

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