Tra Gerusalemme e Teheran ora è guerra di tecnologia

L’Iran rilancia seminando nuove salve di missile per terra, mare e cielo. Israele tiene d’occhio il nemico presentando al pubblico un nuovo aereo spia capace di penetrare i cieli della Repubblica islamica e fotografarne i segreti militari più nascosti. Non è ancora guerra vera, ma è sicuramente un confronto a distanza sempre più evidente e aggressivo.
A confermarlo pensa il segretario di stato americano Condoleezza Rice ricordando dalla Georgia l’impegno a difendere e proteggere i propri alleati. «Stiamo mandando un messaggio all’Iran per fargli capire - annuncia la Rice - che siamo pronti a difendere i nostri interessi e quelli dei nostri alleati».
I più impazienti di menar le mani, o di dimostrare di poterlo fare, sono ancora i Guardiani della rivoluzione impegnati, per il terzo giorno di fila, a simulare battaglie contro i nemici americani e israeliani nello stretto di Hormutz. E allora via ai nuovi missili «terra-terra con potenzialità speciali» destinati a colpire le basi americane nei paesi del Golfo, via alle testate lanciate dalle unità navali, via a nuove velocissime torpedo studiate per colare a picco i vascelli avversari. Saettano nel cielo notturno, illuminano il Golfo come fuochi artificiali, si trasformano in clip trasmessi e ritrasmessi dalle televisioni iraniane per celebrare il riarmo.
«Nel terzo giorno delle manovre Grande Profeta gli eventi più significativi - annunciano i pasdaran - sono il lancio di missili terra-mare, terra-terra e mare-aria». La reginetta indiscussa della giornata - dopo gli osanna riservati mercoledì al missile Shehab 3 studiato e progettato per colpire Israele - è la torpedo Hoot (Balena) una sorta di velocissimo missile marino capace, secondo le sommarie spiegazioni iraniane, di colare a picco le navi nemiche colpendole sulla linea di galleggiamento. Quanto sia vero è tutto da vedere. Molti esperti militari americani e israeliani mettono in dubbio le reali capacità del missile Shehab 3 lanciato mercoledì. «Non vorrei sembrare polemico, ma ho notato una tendenza iraniana a esagerare le proprie capacità... quello delle foto mi sembrava il solito vecchio Shehab 3 con un’autonomia di soli 1.300 chilometri e non di duemila», ironizza il supertecnico Uzi Rubi, responsabile della versione israeliana del sistema antimissile Arrow.
Per scoprire questi e altri segreti del nemico Israele può, da oggi, far affidamento sugli occhi elettronici di Eitam, un insospettabile aereo spia dissimulato sotto le sembianze del Gulfstream G550, uno dei più diffusi aerei privati. L’industria militare israeliana ha trasformato il velivolo più amato dai miliardari volanti in un vero e proprio gioiello dello spionaggio aereo dotandolo di tutte le tecnologie di sorveglianza più avanzate.
L’Eitam, come ammettono i militari israeliani rappresenta una vera e propria risposta alle manovre iraniane nel Golfo.

«Ci abbiamo montato tutte le più avanzate apparecchiature di sorveglianza ed intelligence - spiega Assaf Dargan, portavoce delle industria aeronautica israeliana - e lo abbiamo messo in grado di sorvolare tutte le destinazioni che ci possono interessare».

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