Già impazza il totocandidati Sfida Travaglio-Guzzanti Il nome nuovo? Umberto Eco

da Roma

Vaffa. In inglese sarebbe la lista del «fuck...», in tedesco quella del «lech mich am...». Volendo edulcorare, volendo prendere sul serio, l’invito ad «andare a quel paese». Anche se il Paese in questione non è più lo Strapaese, ma addirittura l’Europa, e «quel posto» l’Europarlamento. Ci penserebbe Beppe Grillo, ma lui nega. Ambirebbe Paolo Flores d’Arcais, ma è dal Sessantotto che ci prova. Sarebbe tentato Marco Travaglio, ma si fanno più soldi con i libri giudiziari. Stuzzicherebbe Sabina Guzzanti, ma forse sono gli altri che non la vogliono.
Sbarcare nei paesini con le liste civiche, e con un listone nazionale fare il gran salto a Strasburgo. Piacerebbe insomma all’intero mondo girotondino, alla gente che (si) piace, se non fosse per la difficoltà di spiegare, a Bruxelles, perché girare (tanto) in tondo. Al momento è poco più di una seduzione estiva e, come saggiamente avverte il vicecapo dei deputati dipietristi, Fabio Evangelisti, «a Ferragosto si chiacchiera per chiacchierare». Eppure è vero che Uòlter Veltroni ha fatto il suo tempo, che la sinistra radicale è in rotta, che Rifondazione è tornata comunista, e manca un centro (leggi sinistra) di gravità permanente. Giuliano Amato docet: cinque anni con le mani in mano fanno paura a chiunque e chi può si organizza. Chi non può, si auto-organizza. Così il mondo dei blog è in fermento, ci si scambia via web un mugugno generale (la Guzzanti lo teorizza), la sede dell’Idv sarebbe sommersa da migliaia di e-mail ogni giorno, il regista Moretti lancia alti lai (armiamoci e partite) e persino Eugenio Scalfari ha provato a dare la sveglia a Veltroni: «Serve una volontà di massa per risollevare il Paese sdrucito e frastornato. Si può fare? Fino a poco tempo fa pensavo di sì, ma i giorni passano e non inducono a pensare positivo... Se volete dare un segnale di riscossa dovete alzarvi e camminare».
Dalla rinascita dell’opinione pubblica morente alla riscossa della società civile il passo è breve. Il resto lo fanno i sempiterni maestri dell’«organizzazione dal basso». Flores d’Arcais, direttore di Micromega, l’ha buttata in caciara: «Se alle prossime europee non ci dovesse essere una lista della società civile capace di rappresentare un’alternativa di opposizione e ridimensionare il Pd al di sotto del 25 per cento, allora vorrà dire che ci terremo questo regime per chissà quanti anni». Lista della società civile, allora? «È un auspicio - risponde Flores -, non dico altro: qualsiasi cosa in più sarebbe fuorviante». L’appello non cade nel vuoto e il senatore Pancho Pardi (indipendente nel gruppo dipietrista) dice e non dice. «Se fosse un progetto politico diretto, Flores me ne avrebbe parlato. Va interpretato come un auspicio, che contiene una verità: l’opposizione è bloccata, bisogna introdurre il protagonismo civile». Pardi dà la misura dello stato dell’arte: «Bisogna prima vedere quale sarà la soglia di sbarramento: la cosa più ragionevole è una lista di protagonismo apparentata con l’Italia dei Valori». Tanto alle europee, quanto alle amministrative che, sostiene Pardi, «richiedono una forte ripresa delle liste civiche».
In ogni caso, sarà «obbligato» il dialogo con Di Pietro, «per non restare senza incidere o finire nel conformismo del Pd». E Di Pietro che ne pensa? Pardi dice di avere «in corso con lui una discussione sul rapporto tra partito e protagonismo civile: Tonino è molto sensibile al tema, sa che non si può affrontare con la logica dell’annessionismo». Ma quella che l’ex sessantottino definisce «discussione» pare che sia stata rubricata diversamente dall’ex Pm. Contattato dal Giornale a Montenero di Bisaccia, Di Pietro mostra di essere interessato al tema: «Sto a revisionare il trattore. Seguo i giornali, eccome. Ma sto in campagna, e qui voglio stare». Più tardi, parlando degli accordi «a fusione fredda» con Pd o Udc, specifica che «chiunque ritenga di avere i numeri e le caratteristiche richieste dal nostro partito, esca allo scoperto, sia se appartenga a un partito o alla società civile. L’Idv è pronta a fare squadra...». Chi vuole, venga con noi, insomma. Volontà egemonica confermata da uno degli astri nascenti dell’Idv alla Camera, Fabio Evangelisti, ex Pci: «Pardi e i girotondi hanno una funzione utile: ci mettono in relazione con spezzoni della società civile che non abbiamo ancora permeato. Possiamo condurre pezzi di strada assieme, nessuno può essere escluso. L’Idv è un partito in crescita e vedrei bene un appello che possa includere nelle nostre liste indipendenti espressione dell’insofferenza della società civile...».
Nomi dei papabili? I soliti noti.

Pardi tira in ballo Umberto Eco e Rita Borsellino, buoni per tutte le stagioni. Ma degli altri, Grillo a parte, si dice che «la Guzzanti è un’attrice e Travaglio vuole fare il giornalista». Se lista di «protagonismo civile» sarà, meglio parlare soltanto dei «soliti». Ignoti.

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