LA GIALAPPA’S SPARA SULLA CROCE ROSSA

Appare sempre più scontata la presa in giro dei reality show. Non perché non si prestino alla parodia, al contropiede satirico, allo sbertucciamento dei suoi protagonisti. Ma perché l'inflazione di questo genere televisivo, dei suoi attori e dei loro sforzi sempre più goffi per cercare di farsi notare tra tanta concorrenza ha fatto sì che ognuno di questi programmi sia ormai di per sé una parodia di se stesso, offrendo il fianco con troppa facilità alla presa di distanza ironica. Nato come evento televisivo presto trasformatosi in fenomeno di costume, ora il genere del reality assomiglia sempre più a un fenomeno da baraccone. Non c'è più alcuna distanza da marcare e anzi, a prendere in giro certi programmi in crescente crisi di ascolto, ora sembra di sparare sulla Croce Rossa. Di questa difficoltà penso sia consapevole la stessa Gialappa's, obbligata a modificare nel corso degli anni il titolo del suo osservatorio ironico settimanale dall'originario Mai dire Grande Fratello all'attuale Mai dire reality (martedì su Italia Uno, ore 23,45), il che la dice lunga sul cambiamento forzato di prospettiva: dapprima si puntava al bersaglio mirato dei coatti rinchiusi nella casa di Cinecittà, e si rideva smontando anche tutta l'impalcatura di «esperimento psico-sociologico» con cui qualche intellettuale perditempo aveva rivestito quella trasmissione. Adesso si spara nel mucchio, in modo più o meno indistinto e caotico, muovendosi tra una baraonda di trasmissioni e di personaggi che si accavallano, avendo a disposizione tanto materiale che però finisce per ripetersi e creare doppioni. Non a caso, in questa puntata di debutto, i Gialappi hanno saccheggiato soprattutto da La pupa e il secchione, che se non altro ha il vantaggio di essere arrivato alle prime pagine dei giornali «seri» minacciando di dar luogo a qualche famigerato dibattito. Quindi almeno lì ci si può prendere la briga di infierire un po' di più, visto anche che è l'unico reality premiato dall'Auditel. Ma per il resto l'effetto comico della presa in giro dei reality risulta stemperato dal continuo affollarsi di situazioni e personaggi fin troppo simili. E che vi sia qualche difficoltà in tal senso lo dimostra la curiosa scelta della Gialappa's di mostrare ampi spezzoni della versione spagnola di un reality in cui era impegnato (si fa per dire) Fabio Testi.

Come a voler cercare una boccata di ossigeno, una variazione logistica, uno scenario diverso perlomeno dal punto di vista linguistico, in modo da abbandonare per qualche attimo i nostri palcoscenici. Se tira una brutta aria per i reality, sempre più depotenziati della loro capacità di attrattiva, è ragionevole pensare che anche la loro parodia perda via via di interesse e di vitalità.

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