Il «Giro del mondo» al femminile e in soli 72 giorni

Il 14 novembre 1899 la giornalista Cochran del «New York World» partì da sola per battere il record di un certo Train, che aveva compiuto il periplo del globo in 80 giorni. E che aveva ispirato il romanziere Verne. Riuscì nell'impresa, abbassò il primato e acquisì onori e fama, diventando anche un simbolo dell'emancipazione della donna

Il «Giro del mondo» al femminile e in soli 72 giorni

Fu costretta ad affrontare avventure e contrattempi di ogni genere, compreso l'assalto a Torino di un gruppo di donne contrarie a ogni forma di emancipazione femminile. Ma alla fine riuscì nell'impresa, il «Giro del Mondo» e in meno tempo dei fatidici «80 giorni». Partita infatti il 14 novembre 1889 da New York, la giornalista Elizabeth Jane Cochran ritorno al punto di partenza dopo 40mila chilometri coperti in 72 giorni. Più 6 ore, 11 minuti e 14 secondi, giusto per essere precisini. Un'impresa che ha poi fatto ombra le altre compiute da questa intrepida femminista ante litteram, capace di inventare le inchieste «sotto copertura», come quando si infiltrò in un manicomio per descriverne le terribili condizioni di vita delle pazienti.
Di giri del mondo se cominciò a parlare quando Cristoforo Colombo, scoprendo l'America nel 1492 certo fosse la Cina, convinse tutti che la terra era rotonda. I primi a realizzare l'impresa furono i marinai tornati dalla spedizione di Ferdinando Magellano: 18 uomini sull'ultimo vascello rimasto, rispetto i 234 partiti con cinque navi dalla Spagna. Viaggio iniziato il 20 settembre 1519 e terminato, 1083 giorni dopo, il 6 settembre 1522. Nei successivi trecento anni molte cose cambiarono, conoscenze e mezzi tecnici fecero scendere rapidamente il tempo di percorrenza ma svolta arrivò nella seconda metà dell'Ottocento. Era un periodo di grandi fermenti, le scoperte si rincorrevano, migliorando la resa delle prime macchine fotografiche, delle lampadine, delle macchine a vapore. Per accorciare le distanze venivano tagliati istmi, creati canali, scavate gallerie sotto le montagne, gettati porti arditi su abissi vertiginosi.
In questo clima euforico, nel 1972 viene pubblicato «Round the World, letters from Japan, China, India, and Egypt» in cui tale Perry Fogg affermò di aver effettuato per primo il periplo del globo, senza però specificare quando e in quanto tempo. Così il primo record «ufficiale» appartiene tuttora all'americano George Francis Train che nel 1970 effettuò il «giro» nei fatidici 80 giorni. Mettendo insieme le due cose nel 1973 Jules Verne mandò in stampa il suo «Giro del mondo», chiamando il suo personaggio Fogg, come Perry, e facendogli concludere l'avventura in 80 giorni, come Train.
Da alora fu tutto un fiorire di tentativi di battere il primato, che lo stesso Train del resto abbasserà due volte nel 1890 e nel 1892, portandolo prima a 67 e poi a 60 giorni. Imprese che spinsero il mitico, mai termine fu più appropriato, direttore del New York World, Joseph Pulitzer a mandare un proprio redattore per stabilire un nuovo record. E la scelta cadde su Elisabeth Jane Cochran (o Cochrane) che, nonostante i suoi 24 anni, era già una celebrità negli Stati Uniti. Aveva iniziato la carriera per caso, scrivendo una lettera sull'emancipazione femminile al Pittsburgh Dispatch. E il direttore decise di assumerla su due piedi. Passò poi al World di Pulitzer, diventando famosa per i suoi pezzi scritti «sotto copertura», vivendo in prima persona le situazioni da raccontare, spesso usando lo pseudonimo Nellie Bly. Come quando si finse pazza per farsi ricoverare a «Women's Lunatic Asylum» presso Blackwell's Island, soffrendo, come le altre pazienti, le terribili condizioni del manicomio.
Nel novembre del 1889 dunque Pulitzer convocò Elizabeth Jane Cochran chiedendole a bruciapelo: «Dopodomani potete partire per un giro del mondo?». Ricevendo, come lapidaria risposta: «Posso partire subito!». E dopo poche ore, stava già salpando dal porto New York. Il 14 iniziò dunque la sua avventura usando, come Phileas Fogg, tutti i possibili mezzi di trasporto. La sua prima tappa fu Londra, poi Calais dove effettuò l'unica, inevitabile, deviazione per recarsi in «pellegrinaggio» ad Amiens, dove viveva Verne. La sua impresa fu subito popolarissima, anche perché era la prima donna a compiere un simile viaggio. E da sola, senza la protezione di un uomo, diventando così modello di emancipazione. Attirandosi grandi simpatie, ma anche odi impalcabili. Tanto da essere protagonista a Torino, dieci dopo la partenza, di un vero assedio, così descritto da un giornale dell'epoca da parte di «cinquanta donne che, istigate da un frate carmelitano, il 24 novembre scorso hanno tentato di assaltare il vagone letto che ospitava la Bly durante la sosta del suo treno a Torino. Per la cronaca il gruppo di pie donne, perlopiù lavandaie e tessitrici della periferia torinese, sono state disperse dalle cariche di alcune pattuglie di Carabinieri a cavallo, mentre il frate è stato arrestato».
Attraversata l'Italia Elizabeth Jane Cochran si imbarcò a Brindisi per l'Africa, attraversò l'Asia, per tornare trionfalmente a New York il 25 gennaio 1890.

Il suo record durò poco, battuto nello stesso anno, ma l'epopea della donna che da sola «Gira il mondo» rimarrà indelebile nei successivi decenni. Di Train invece scarsa memoria, e solo per gli appassionati del genere, negli almanacchi dei record.

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