Il giudice: Atalanta-Milan da rigiocare

Ma la curva resterà chiusa fino al 31 marzo. Vietata ai bergamaschi anche la trasferta di sabato a San Siro. Il presidente del Taranto, punito con lo 0-3: "Vergognoso"

Il giudice: Atalanta-Milan da rigiocare

Il pugno di ferro con gli ultrà (quattro mesi e passa di squalifica della curva dello stadio bergamasco), il guanto di velluto con l’Atalanta (partita col Milan da ripetere, a porte chiuse, ma dall’inizio e in data da destinare). La domenica di straordinaria follia vissuta da Bergamo, nel giorno della morte di Gabriele Sandri, è finita così per volontà del giudice sportivo avvocato Giampaolo Tosel. Non ci saranno ricorsi: Ruggeri, presidente dell’Atalanta, dopo aver ironicamente ringraziato i violenti del suo tifo, ha annunciato di accettare il verdetto. Non poteva sperare di meglio. Identico il provvedimento firmato da Adriano Galliani, vice-presidente vicario del Milan nonostante il parere contrario degli esperti e del legale del club, favorevoli ad un eventuale ricorso. La sentenza di primo grado, perciò, è già definitiva.

Non sarà riformata. Peccato: stabilisce un precedente pericoloso, molto pericoloso. E presta il fianco agli inevitabili veleni, a più di una censura oltre che alle polemiche: alcuni spettatori, con regolare biglietto conservato, chiederanno all’Atalanta la restituzione del prezzo pagato a causa della prossima ripetizione a porte chiuse. «È giusto che paghi la curva» la coraggiosa chiosa di Luigi Del Neri, l’allenatore con la spina dorsale, reduce da un altro provvedimento disciplinare interno (Zampagna fuori rosa). C’è una contraddizione bizzarra nel dispositivo del giudice sportivo: la partita dev’essere ripetuta per intero (e non, come da regolamento, a partire dal minuto dell’interruzione arrivata al 7° minuto del primo tempo secondo il referto dell’arbitro Saccani) perché «di fatto è stata “non disputata” neppure in tale breve lasso di tempo, per il delinquenziale comportamento di un gruppo di spettatori della curva nord» è scritto testualmente nel dispositivo.

L’obiezione è elementare: se la partita non è mai cominciata, sostanzialmente, a causa del comportamento dei tifosi della curva nord, la responsabilità non può non ricadere sull’Atalanta per quel che riguarda il risultato. Non solo ma «la circostanza di carattere eccezionale» invocata dall’avvocato Tosel, di fatto, attribuisce al provvedimento stesso il requisito della “forza maggiore”, quasi che si fosse trattato di un improvviso banco di nebbia o di un’alluvione, trascurando l’elemento colpevole costituito dal comportamento dei tifosi e dal successivo intervento del Questore. Ultima obiezione: in una partita giocata solo e soltanto per salvaguardare l’ordine pubblico, Heysel, Bruxelles 1985, venne addirittura assegnata una coppa dei Campioni. Ma si sa da tempo: quel che vale per Taranto (0 a 3 deciso dal giudice sportivo di serie C a favore della Massese che tra l’altro presentò anche riserva scritta) non vale per Bergamo: siamo nel Paese dei doppiopesisti. E per non farci mancare niente, è arrivata anche la feroce protesta del presidente del Taranto che ha definito «vergognosa» la decisione di Tosel.

Tutti d’accordo, invece, sulla dura squalifica alla curva nord dell’Atalanta. Che rimarrà sbarrata fino al 31 marzo. Con l’inevitabile danno economico per il presidente Ruggeri. Mentre uno dei protagonisti dell’esibizione, uno di loro detto il “baffo”, potrà andarsene in montagna, come ha promesso nel corso di una trasmissione televisiva.

Alla lunga squalifica bergamasca, ha fatto seguito, proprio ieri, la squalifica milanese, decisa dal prefetto Lombardi per Inter-Atalanta di sabato prossimo. I tifosi ospiti non potranno acquistare biglietti né occupare il settore a loro riservato. Meno male.

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