RomaLa giustizia fa autogol. Ieri ha segnato un enorme passo indietro rispetto al 26 novembre scorso quando, per la prima volta in Italia, era stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario un pirata della strada.
Stefano Lucidi, 35 anni, responsabile di aver investito e ucciso il 22 maggio 2008 a bordo della sua Mercedes due fidanzati, Alessio Giuliani e Flaminia Giordani, di 22 e 23 anni, che stavano viaggiando su uno scooter sulla Nomentana, secondo la sentenza di primo grado avrebbe dovuto scontare dieci anni. Ma ieri la decisione è stata ribaltata dai giudici della prima sezione della corte dAssise dappello, che hanno dimezzato la pena, portandola a cinque anni, e hanno derubricato laccusa in omicidio colposo.
Poco ha contato che il giovane stesse litigando con la fidanzata Valentina Giordano, figlia dellex bomber della Lazio Bruno, che viaggiasse a grande velocità, che avesse passato il semaforo con il rosso e che abbia centrato in pieno la coppia, scaraventando i corpi in aria come birilli. Ancora meno che nel 2001 gli fosse stata sospesa la patente. Queste circostanze, invece, nel processo di primo grado svolto con rito abbreviato, avevano pesato molto. Allindomani della tragedia, infatti, il pirata della strada era stato individuato e dopo 5 ore di interrogatorio aveva confessato. Il gip aveva chiesto per lui lomicidio colposo, aggravato dalla previsione dellevento. Unaccusa che non era piaciuta alla Procura, che pretendeva 14 anni. Il gup Marina Finiti in primo grado aveva così condannato il trentacinquenne per omicidio volontario con dolo eventuale.
Ma ieri tutto è stato ribaltato. I giudici dappello hanno comunque trasmesso il fascicolo al pm, che dovrà valutare lulteriore contestazione di omissione di soccorso.
La notizia è stata accolta con rabbia e disperazione dai parenti dei due giovani. «Non avrei mai creduto a una sentenza di questo tipo» ha detto Teresa Chironi, madre di Flaminia, per tutti «Chiotty», che ieri durante ludienza è uscita due volte dallaula in lacrime, non reggendo al ricordo dellincidente. «Era un messaggio di giustizia, correttezza e dignità umana quello che ci aspettavamo - ha aggiunto -. Comè possibile che oggi i giudici si siano presi la responsabilità di trasferire al popolo italiano un messaggio di non credibilità?». Sdegnato anche il marito Sergio Giordani: «Dopo questa sentenza, non mi sento più italiano».
Amarezza è stata espressa anche dallavvocato di parte civile, che rappresenta le due famiglie.
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