La giustizia allitaliana ha condannato Annamaria Franzoni. Per aver ucciso con 17 mazzate suo figlio Samuele, un bimbo di tre anni, la mamma di Cogne in base alla sentenza emessa ieri dovrà restare in prigione 16 anni. Un infanticidio tra i più efferati è stato punito alla stregua di un banale traffico di stupefacenti, di unassociazione per delinquere.
La giustizia allitaliana, non avendo prove per sostenere che questa madre è colpevole, ha patteggiato, anzi ha trovato una via di mezzo, una scappatoia. I giurati forse pensavano di essere Re Salomone, che taglia in due il bimbo conteso, ma qui hanno diviso a metà una condanna allergastolo, hanno segato nel mezzo la verità.
Perché delle due luna. O Annamaria Franzoni è lassassina di Samuele, la donna che in un accesso dira ha colpito il proprio figlio, la lucida omicida che ha nascosto larma del delitto, occultato le prove, deviato le indagini e ha tentato ogni via per far deragliare il processo contro di lei, e allora va condannata a 30 anni di carcere e la chiave della sua cella va buttata via. Oppure, se non ci sono prove schiaccianti contro di lei, non si può dimezzarle la pena: la si deve cancellare, si deve assolvere limputata. Ma per far questo serve coraggio: di mandare al diavolo cinque anni di inchieste, di riconoscere che i carabinieri in tuta bianca che fanno gli scienziati e i magistrati in gonnella che fanno le mamme non sono riusciti a inchiodare lassassino con prove certe. Lo chiamano processo indiziario, ma qui gli indizi sono stati interpretati a senso unico, adatti solo a colpire laccusata. Prima la prova regina era la giacca del pigiama, poi la giacca non era più una prova e nemmeno una regina. Dopo è stata la volta degli zoccoli, infine quella dei pantaloni. Perfino lorario della morte del piccolo Samuele ha fatto avanti e indrè, registrato in modo che coincidesse con quello in cui Annamaria Franzoni era in casa, perché potesse quadrare almeno questindizio.
Hanno cercato di dichiararla inferma di mente, per stabilire che aveva fatto tutto in preda a un raptus, ma neppure lì sono riusciti a trovare perizie concordi. Per la maggioranza degli psichiatri è sana di mente, per quelli che lhanno visitata sulla carta è affetta da una malattia crepuscolare, che non so se voglia dire che diventa matta quando viene la sera o se è matta, ma solo un po.
Alla fine, con la sentenza di ieri sera, la Corte dassise dappello ha stabilito che la mamma di Cogne è unassassina, ma solo un po. Riconoscendola colpevole, giudici e giurati le hanno dato le attenuanti generiche che solitamente si concedono a chi collabora, a chi riconosce le proprie colpe, e le hanno affibbiato una mini condanna a 16 anni. Se la sentenza sarà confermata dalla Cassazione, con il condono la pena scenderà a 13 anni. Ma la buona condotta farà il resto.
Evviva la giustizia.
Maurizio Belpietro
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