GOOGLE DA MARCIAPIEDE

Un sito inserisce nelle mappe del celebre motore di ricerca anche via, età e nome delle lucciole. Così internet sdogana la prostituzione

«Carissimo, grazie per l’indicazione. Ho trovato subito il posto e sono rimasto molto soddisfatto. Mi hai dato un bella dritta!». «Figurati! Mi fa piacere esserti stato utile. Ciao». Un normalissimo scambio di battute, ma: gli interlocutori non sono due amici che si incontrano casualmente per strada e, cosa ben più importante, non stanno parlando di un ristorantino dove fanno un risotto da favola. Sono due estranei che parlano («chattano» il termine tecnico) sul web, sono due estranei che parlano di prostitute.
Il sito escortforum.it, già più volte al centro di polemiche per il contenuto ospitato (è in pratica una vetrina virtuale di migliaia di prostitute, con tanto di schede delle ragazze - orari, costi e luoghi oltre alle «recensioni» dei clienti), ora offre anche un «servizio» aggiuntivo: la mappa dei luoghi in cui le lucciole adescano i clienti. Questa volta il mondo della prostituzione ha fatto le cose in grande: sfruttando le potenzialità di «Google maps», il servizio di mappatura del territorio del celebre motore di ricerca, gli «aficionados» del sesso a pagamento (ma non si può escludere che dietro queste indicazioni ci sia la mano criminale di chi sfrutta le ragazze, spesso extracomunitarie irregolari) hanno dato vita a un vero e proprio stradario della prostituzione nelle città italiane. Basta collegarsi al sito e il gioco è fatto: centinaia di puntine sulla videata, ciascuna a rappresentare una lucciola. Non solo: quando si seleziona una di questa puntine virtuali si apre una finestra che elenca prestazioni e costi. Oltre agli scabrosi racconti di chi con quella ragazza ci è andato: e così, tutti quegli istinti e comportamenti che un tempo si tenevano ben nascosti, con l’avvento di internet sono venuti a galla. Con l’anonimato del web, ogni remora è caduta, e i clienti hanno trovato nella Rete la piazza ideale dove parlare delle loro altrimenti inconfessabili attività sessuali.
E con un tono a metà tra il serioso e il cameratesco, con il piglio arrogante di chi sa come vivere davvero, eccoli trattare ragazze che masticano appena l’italiano, spesso sfruttate e residenti illegalmente sul territorio italiano, come si trattasse di automobili o di squadre di calcio. Ma, tristezza a parte, a questo punto verrebbe da dire: in fondo basta tenersi alla larga da siti del genere; purtroppo non è così. Digitando «stradario» su un qualsiasi motore di ricerca (ovviamente anche sullo stesso Google), si rischia di incappare nella mappa a luci rosse italiana, e scoprire che la piazzola sulla tangenziale a qualche centinaio di metri da casa propria è il luogo di lavoro di «Samantha» o di «Nina».

Nato all’inizio solo sul territorio milanese, le google-mappe a luci rosse sono state così apprezzate dagli «utenti» che si sono velocemente sviluppate: ora la rete milanese è suddivisa in cinque quadranti, mentre qualcuno ha provveduto alla mappatura di Reggio Emilia, Bologna, Modena e Parma.

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