Il governo dei tecnici sdogana l'orgoglio di chi guadagna molto

Con le dichiarazioni della Severino & C non è più un tabù denunciare introiti milionari, frutto di attività di successo

Il governo dei tecnici sdogana l'orgoglio di chi guadagna molto
Hanno colpito le dichiarazio­ni del ministro Paola Severino che, denunciando un reddito di 7 milioni di euro, e contri­buendo di conseguenza con un molto alto onere fiscale ha dimostrato la sua onestà e la sua laboriosità. È difficile pen­sare che abbia potuto guada­gnare, anche avvantaggiando­si di ritenute per le spese inerenti la sua professione più di quanto abbia denunciato. E questo impone rispetto, ammi­razione e anche una soggezio­ne per la credibilità che le ha consentito i rapporti fiduciari necessari, nella professione di avvocato, per assumere tanti incarichi fiduciari. Si re­sta attoniti e quasi senza parole da­vanti a una cifra così alta che potrebbe determinare invi­d­ia o irritazione che spes­so si accompagnano al biasimo per le caste e alla indignazione per gli stipendi milionari di grandi dirigenti di aziende pubbliche. Le fonti del reddito sono le­gate al lavoro e all’impe­gno professionale che oggi la rendono un impeccabile ed equilibrato ministro della Giustizia dopo tanti anche onesti uomini, politici o tecnici, che hanno con molta fatica e diffi­coltà assunto la stessa funzione.

Io,che fin dall’inizio ho manifestato mol­ta simpatia per questo esecutivo, trovo in queste visionarie dichiarazioni di ministri e in particolare in quelle della Fornero una piena soddisfazione. Mentre infatti la clas­se politica viene mortificata da episodi che hanno dell’incredibile come l’appropria­zione di fondi pubblici dai già discutibili rimborsi elettorali ai partiti da parte di un te­soriere del Pd, il senatore Luigi Lusi, che fa rimpiangere l’onesto e incriminato Severi­no Citaristi, la Severino denuncia i frutti del suo lavoro raccogliendo consenso. E non basta. Aggiunge che non c’è niente di male a essere ricchi e che anzi è bello che ce ne sia­no. Può sembrare una vanteria fuori luogo ma è liberatorio che in tempi difficili come questi, la ricchezza non sia considerata un’espressione di prepotente arroganza, da nascondere, da mascherare con ipocri­sia e addirittura di cui vergognarsi, ma un valore positivo perché chi più guadagna più paga tasse. Non solo non evade ma rive­l­a più di quello che si sarebbe potuto pensa­re. Da qui deriva una strana sensazione di disappunto e anche di ammirazione senza la pur comprensibile invidia. La Severino ha restituito onore alla ricchezza. Chi è ric­co non deve necessariamente fare benefi­cenza. Ma può distribuire e diffondere ric­chezza, può tener viva l’economia per inevi­tabile generosità.

È un esempio positivo anche rispet­to alle sbruffonate di Celentano che, a fronte di guadagni trop­po grandi e troppo facili, ri­piega con l’espediente della beneficenza. Co­me se, evangelicamen­te, la ricchezza fosse una colpa. Con grande misu­ra e candore la Severino invece afferma che «chi guadagna e paga le tasse non è un peccatore e va guar­dato con benevolenza e non con invidia... va considerato positivamen­te ». Ogni perplessità, ogni dubbio che ac­compagnano la considerazione di chi è ma­nifestamente ricco, nel caso della Severino lasciano il campo alla stima e al rispetto. Co­sì il tabù della ricchezza non appare più ob­bligatorio e si fa strada una nuova concezio­ne fino a oggi sconosciuta: il riconoscimen­to del merito in un compenso adeguato. L’opposto della facile ricchezza o dei com­pensi sproporzionati che non sono solo nei redditi riconosciuti a politici incapaci, ma anche nei cachet di comici, cantanti o attori per esibizioni di poche decine di minuti. Pen­so a Benigni e a Celentano. Ma se il secondo ha mostrato, comprensibilmente, di vergo­gnarsi, il primo ha indicato il destinatario di una beneficenza corrispondente al suo sproporzionato compenso, che ha invece dichia­rato di non avere mai ricevuto. Il massimo: un compenso ingiusto e una brutta figura.

Con la Severino si apre una nuova era: un legittimo significativo reddito e una bella fi­gura.

D’ora in avanti si potrà essere ricchi senza vergogna, e chi si vergognerà è per­ché­sarà consapevole di essere diventato ric­co senza merito grazie a circostanze favorevoli.

Nessuno ha aiutato o agevolato la Seve­rino. Ha ben lavorato e ha avuto ciò che meri­tava.

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