I pizzini di Report: su Giuli c'è molto di più

Il conduttore anticipa il servizio e respinge le accuse di omofobia lanciate da Scalfarotto (Iv)

I pizzini di Report: su Giuli c'è molto di  più
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"L’imbarazzo è per chi li ha scelti, non per Report”. È un Sigfrido Ranucci raggiante quello che si presenta (di nuovo) ai microfoni di Un Giorno da Pecora su Radiorai per pompare i presunti scoop sul ministro della Cultura Alessandro Giuli, sul suo ormai ex capo di gabinetto Francesco Spano e sul suo compagno per la storia degli incarichi al Maxxi, i cui risvolti stanno creando non pochi grattacapi in Fratelli d’Italia, al governo ma anche alla Rai. “Ma c’è dell’altro - sibila il videdirettore Rai - anche se nessuno ha ancora visto il servizio. So i contenuti, naturalmente”, sottolinea beffardo il conduttore, aggiungendo: “Come prassi vengono fatti vedere sempre, e ci mancherebbe altro, alla direzione quando io li ho visti, sennò io che ci sto a fare. Siccome quest'anno siamo partiti in ritardo, non per colpa mia, tutta la roba arriva all'ultimo momento”.

"Il servizio verrà aggiornato con le dimissioni ma questa vicenda delle dimissioni è una piccola parte di quello che diremo domenica", ha risposto Ranucci. "Non è il centro?" "No, no, no...", ha detto ancora. Qualcuno ha malignato che una delle fonti del servizio di Giorgio Mottola sia proprio l’ex ministro Gennaro Sangiuliano, predecessore di Giuli: “Questa è una falsità, ma poi chi mi conosce sa che devono tirarmi giù i tabulati telefonici per farmi tirar fuori le fonti", ha sottolineato ancora Ranucci, ricordando il precedente di quando i pm di Roma acquisirono i suoi tabulati nella vicenda di Matteo Renzi e l’ex 007 Marco Mancini all’autogrill di Fiano Romano.

Sul Giornale il parlamentare renziano Ivan Scalfarotto ha criticato Ranucci perché avrebbe “pompato il presunto scandalo 'al maschile' utilizzando in modo deliberato una unica leva: la morbosità omofoba, con un inaccettabile gossip stile anni Cinquanta”. Accuse che Ranucci rispedisce “elegantemente” al mittente, nel suo stile: “Ha detto una stronzata, non sa di cosa sta parlando. Ma cosa c'è nell'inchiesta di omofobo? Ha fatto molto di più Report nella sua storia che Scalfarotto come parlamentare per difendere i diritti". La risposta di Scalfarotto non si è fatta attendere: “Ve l'ho detto: un rigoroso stile anglosassone. Classico esempio di giornalismo severo e civico, da mantenere assolutamente con il canone. È come dire ‘Ho molti amici gay’”, ha commentato su X il renziano.

Ma cos’altro ci sarà in onda domenica? "C'è un altro caso che riguarda Giuli, un secondo caso Boccia”, ammicca Ranucci, aggiungendo che a suo avviso le dimissioni di Spano siano state prese “sulla base dell'anticipazione del servizio ma non a causa del servizio”. E allora? "Mostreremo alcune cose che ha fatto in passato, come ha gestito il Maxxi e il suo ruolo. Qualcuno che non lo ama in Fratelli d'Italia dopo può trarne forza”. La sua è una considerazione politica: in base a quali requisiti Giuli è stato nominato ministro? Il titolare alla Cultura fa spallucce, ai giornalisti a Venezia parla dei suoi rapporti con il governo e la maggioranza “basati sulla massima concordia”, dice che si tratta di “chiacchiericcio mediatico ampiamente sopravvalutato” e che “l'apparenza inganna”. “Lo dico anche io", ribatte Ranucci.

Da quel che trapela il tema saranno anche gli incassi flop del Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma che ha aperto le porte nel 2010. “Nel 2023 durante la presidenza di Alessandro Giuli gli incassi dei biglietti del museo di arte contemporanea sono diminuiti del 30% rispetto all'anno precedente, quando presidente era Giovanna Melandri", passando - spiega il servizio - da 2,5 milioni di euro a 1,9 milioni. "Non se la passerebbe meglio il bilancio delle sponsorizzazioni: i soldi che i privati hanno dato al Maxxi per pagare mostre ed eventi sono passati da 1,2 milioni del 2022 a 600mila euro con Giuli". Raggiunto da Giorgio Mottola, autore dell'inchiesta, il ministro della Cultura ha replicato: "I conti si fanno alla fine. Dovete ricordare, o potete ricordare, fate come volete, che al momento del mio insediamento ho ricevuto in eredità una programmazione che ho lasciato arrivare a conclusione. Come diceva qualcuno, i conti si fanno alla fine".

Ranucci toccherà anche il caso Toti (a urne aperte per le elezioni in Liguria) e denuncerà un altro caso Cutro nel giugno

scorso davanti alle coste calabresi, quando solo 14 superstiti sono stati salvati da un'imbarcazione che ne trasportava almeno 60 se non di più. “Una strage tenuta nascosta dalle autorità italiane”, assicura Report.

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