I punti chiave
- Taglio del cuneo contributivo e meno tasse per il ceto medio
- Più fondi per assumere medici e infermieri
- In caso di ristrutturazione la detrazione resta al 50%
- Incentivi a favore del welfare e dei premi di produttività
- Detrazioni per i figli e passo verso il "quoziente familiare"
- Confermate Ape social Opzione donna e Quota 103
Dalla pressione fiscale alle pensioni, passando per sanità, famiglia e welfare: tutte le misure della nuova manovra economica
Taglio del cuneo contributivo e meno tasse per il ceto medio
Il piatto forte della manovra è rappresentato dalla conferma strutturale del taglio del cuneo contributivo di 7 punti per le retribuzioni fino a 25mila euro lordi annui e di 6 punti fino a 35mila euro. La misura coinvolge circa 14 milioni di lavoratori dipendenti con un vantaggio di circa 100 euro al mese in busta paga. Per la conferma dell'intervento occorrono circa 11 miliardi di euro. Questo sgravio si accompagna alla conferma della rimodulazione delle aliquote Irpef, tagliate sin da quest'anno da quattro a tre(costo 4 miliardi) con l'accorpamento di quella del 25% (che incideva sui redditi da 15mila a 28mila euro) alla minima del 23%. In particolare, dal 2025 si pensa a una rimodulazione del taglio dei contributi per garantire la massima efficacia anche per i redditi superiori a 28mila euro. Si pensa di spostare alcuni tagli sull'Irpef (nella fascia di redditi tra 20.000 e 35.000 euro, con un decalage fino a 40.000 euro per non penalizzare chi supera i 35.000 euro). All'interno della maggioranza si è discusso fino all'ultimo sulla possibilità di ridurre dal 35 al 33% l'aliquota intermedia dell'Irpef e di innalzare fino a 60mila euro il limite dello scaglione, oltre il quale scatta l'aliquota del 43%. Questa nuova misura coinvolgerebbe circa 8 milioni di lavoratori, il cosiddetto ceto medio. Il costo stimato del combinato disposto è di circa 2,2 miliardi. Tutto dipende dal concordato biennale.
Più fondi per assumere medici e infermieri
La manovra 2025 andrà ad aumentare i fondi per la Sanità, prevedendo una crescita della spesa oltre il limite dell'1,5% previsto per l'aggregato della spesa netta. Il dicastero della Sanità sarà l'unico non coinvolto nella spending review che prevede tagli nell'ordine del 5% per ogni ministero. La spesa per la Sanità dovrebbe invece aumentare. Si ragiona infatti su un incremento delle risorse per oltre 3 miliardi anziché i 2 miliardi precedentemente ipotizzati. Il Fondo sanitario nazionale 2025 salirebbe così a 138 miliardi di euro. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha indicato l'obiettivo, a tendere, di dedicare una quota di almeno il 7% del Pil alla spesa sanitaria.
Non è ancora chiaro il dettaglio della spesa: per il ministro Schillaci la priorità sono le assunzioni di 10mila medici e 20mila infermieri. Ma gli operatori del settore reclamano anche gli sgravi sull'indennità di specialità, una flat tax al 15% che consentirebbe di aumentare le buste paga di poco più di 200 euro per coloro che hanno minore anzianità. Non è detto che la detassazione avvenga in una sola tranche, parte del taglio potrebbe essere rinviato anche al 2026.
Nel menù della manovra è compreso anche il rinnovo dei contratti pubblici del periodo 2025-2027 per tenere conto dell'andamento dell'inflazione.
In caso di ristrutturazione la detrazione resta al 50%
Il governo è pronto a riproporre per il 2025 la detrazione al 50% per chi ristruttura la prima casa. L'attuale percorso prevede un abbassamento al 36% dall'anno prossimo (dall'attuale 50%). Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ha confermato l'intenzione di mantenere al 50 per cento il livello delle detrazioni fruibili su base decennale (ad esempio su 100mila euro di spesa si potranno detrarre 5mila euro l'anno per 10 anni) per le ristrutturazioni edilizie con finalità di risparmio energetico solo per gli immobili che risultano prima casa. Per gli altri immobili il beneficio è invece previsto che la detrazione vada a ridursi al 36% a partire dal prossimo anno.
Il governo lavora anche a una prima revisione delle tax expenditures, ossia le 625 agevolazioni e detrazioni fiscali destinate a famiglie e imprese che comportano per le casse dello Stato un minore gettito pari a circa 105 miliardi di euro l'anno. Le detrazioni per le spese sanitarie costituiscono circa due terzi del totale (il 65%) e sono utilizzate da 18,7 milioni di contribuenti. In generale, secondo quanto analizzato dall'Upb, «il beneficio medio maggiore compreso tra 432 e 638 euro va ai contribuenti con oltre 50mila euro di reddito, che risultano beneficiari nell'86% dei casi». Una distorsione sicuramente prodotta dal Superbonus 110 per cento.
Incentivi a favore del welfare e dei premi di produttività
Confermata per il triennio 2025-2027 la tassazione al 5% per i premi di produttività entro i 3mila euro d'importo, per redditi fino a 80mila euro. Questa misura è considerata una priorità dal ministro del Lavoro, Marina Calderone, insieme agli interventi a favore della genitorialità. Anche perché la misura sta funzionando. A metà luglio i contratti attivi che prevedono premi di risultato erano complessivamente 15.186, ossia il 23,9% annuo; a beneficiarne sono 4,4 milioni di lavoratori. Oltre alla conferma della detassazione dei fringe benefit esentasse (1.000 euro per tutti dipendenti e 2mila euro per i lavoratori con figli fiscalmente a carico), gli importi vengono maggiorati per i nuovi assunti che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri. I fringe benefit comprendono le somme erogate o rimborsate dal datore per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale oltre che le spese per l'affitto o il mutuo della prima casa. A queste voci potrebbero aggiungersi i contributi alla sanità integrativa. Nel Mezzogiorno anche nel biennio 2026-2027 ci saranno gli incentivi finalizzati all'occupazione dei giovani e delle lavoratrici. Confermati inoltre la decontribuzione in favore delle imprese localizzate nella Zes e gli incentivi all'autoimpiego nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica.
Detrazioni per i figli e passo verso il "quoziente familiare"
Uno degli obiettivi sempre dichiarati dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, è recuperare risorse per favorire la natalità e la genitorialità. Nel compiuto delle detrazioni, ha spiegato il ministero dell'Economia, si terrà conto del numero dei familiari a carico. Più numerosi i componenti della famiglia, maggiori sono gli spazi per le detrazioni fiscali. Si pensa all'introduzione di un importo massimo che si potrà detrarre e che dovrebbe essere a sua volta modulato in base al nucleo familiare. Si tratterebbe di un primo esperimento di «quoziente familiare». Tra le ipotesi anche quella di rivedere al ribasso la soglia di reddito oltre il quale scatta la diminuzione degli sconti fiscali al 19% (oggi scendono da 120mila euro), ma ancora si starebbe lavorando sull'intero pacchetto. Tutto ciò consentirebbe di aumentare le detrazioni per le spese legate ai figli come scuola, università e sport. Oltre alla «Carta per i nuovi nati» la manovra rafforza il bonus destinato a supportare la frequenza di asili nido, anche prevedendo l'esclusione delle somme relative all'assegno unico dal computo dell'Isee. Confermate e potenziate le misure sui congedi parentali. Un altro target è la conferma del bonus mamme per le lavoratrici madri con almeno due figli, che sono circa 570mila e la sua estensione alle autonome. Per le lavoratrici madri con almeno tre figli l'incentivo è triennale.
Confermate Ape social Opzione donna e Quota 103
Il capitolo pensioni non contiene molte novità per quanto riguarda la flessibilità in uscita. Confermate le misure del 2024 (Ape social, Opzione donna e Quota 103)che consentono di anticipare il ritiro a fronte di una conversione interamente contributiva del proprio montante. Potenziate le norme destinate ai lavoratori pubblici e privati che raggiungono l'età della pensione ma restano al lavoro. I ragionamenti riguardano l'esenzione fiscale per il bonus Maroni (ossia il riaccredito del 9,19% di contribuzione del lavoratore che ha già raggiunto i requisiti di pensionamento) o su una sua equiparazione ai premi di produzione. Ma non è escluso che possa essere introdotto un accredito figurativo per l'importo previsto dal bonus e che questo sia esteso anche per chi ha i requisiti per la pensione anticipata indipendente dall'età, ovvero ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi. Si lavora, inoltre, a un nuovo round di silenzio-assenso per il conferimento del Tfr ai fondi previdenziali per chi non avesse esplicitamente manifestato l'opzione.
Previsti anche nuovi incentivi per convincere i dipendenti pubblici a restare al lavoro dopo i 65 anni di età. Si valuta anche un aumento dell'entità delle pensioni minime oltre i 621 euro previsti. Tra le misure di carattere sociale, la carta «Dedicata a te» è rifinanziata per il 2025 per 500 milioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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