Serata dei Grammy col botto sotto diversi punti di vista. Partiamo dal lato strettamente canoro. La serata è stata un trionfo per le voci femminili del presente e del passato. Taylor Swift è stata la regina indiscussa della sessantaseiesima edizione degli Oscar della musica, grazie al quarto trionfo in carriera per il miglior album dell'anno.
Un record mai riuscito a nessuno prima di lei. Frank Sinatra, Paul Simon e Stevie Wonder si sono fermati infatti a tre. Al momento del ritiro del «grammofono d'oro» per il suo Midnights - un disco che ha fatto un record di vendita dopo l'altro - la popstar della Pennsylvania ha regalato al pubblico un ulteriore colpo di scena annunciando l'uscita imminente del nuovo disco, Tortured Poets Department, fissata per il 19 aprile. «So che il modo in cui ha votato la Recording Academy è un riflesso diretto della passione dei fan - ha dichiarato sul palco della Crypto Arena dopo aver ricevuto il tredicesimo Grammy della sua carriera - quindi voglio ringraziare i fan svelando un segreto che ho tenuto nascosto negli ultimi due anni, ovvero che il mio nuovissimo album uscirà il 19 aprile. E adesso nel backstage pubblicherò la copertina».
È stata la star canadese Céline Dion a consegnare il riconoscimento di «album dell'anno» a Swift, che l'ha accolta sulle note di The Power of Love mentre il pubblico era in piedi per riservarle una standing ovation. In una cerimonia caratterizzata da una scaletta in zoppicante ritardo a causa di un super temporale, oltre a Swift ad andare a ritirare i premi sono state soprattutto donne. Billie Eilish si è aggiudicata il «grammofono» per la canzone dell'anno con What Was I Made For?, brano che era uno dei pezzi forti della colonna sonora del film Barbie. Nel suo ringraziamento la cantante ha nominato la regista Greta Gerwig e la protagonista Margot Robbie, entrambe escluse dalla candidatura agli Oscar. Miley Cyrus invece è stata premiata per la «miglior registrazione dell'anno» per Flowers, mentre Victoria Monét, cantautrice nata in Georgia da madre afroamericana e padre francese, ha vinto il Grammy come miglior artista esordiente.
Tra le esibizioni che hanno segnato il ritmo della serata c'è stata anche quella di Tracy Chapman, tornata dopo diversi anni sul palco per cantare la sua prima grande hit - la cantò nel 1988 al compleanno di Nelson Mandela - Fast Car insieme a Luke Combs, nominato per la miglior performance solista nel genere country per la sua cover di questo brano che ormai è un pezzo di storia.
Grande commozione anche per il debutto ai Grammy di Joni Mitchell, che all'età di 80 anni - seduta su una sedia e accompagnata da un bastone - ha ricevuto il decimo grammy in carriera ed un'ovazione infinita del pubblico cantando sulle note di Both Sides Now, uno dei suoi brani più noti. La Mitchell è per certi versi la capostipite delle cantautrici nordamericane e nel 2015 ha subito un aneurisma quasi fatale, il suo ritorno sulle scene è stato coraggioso e fenomenale.
Ma come dicevamo all'inizio questi Grammy sono stati con il botto ma non solo per la musica in senso stretto. A far ritardare il ritmo della serata a parte il maltempo è stato il rapper e attivista Killer Mike. Prima aveva ricevuto tre statuette: «Miglior album rap» per il disco Michael, «Miglior canzone rap» e «Miglior performance rap» per il suo brano Scientists and Engineers. Ma poi qualcosa è andato storto e ha abbandonato la serata di gala in manette, scortato dalla polizia a causa di un litigio avvenuto all'interno della Crypto Arena (dove si teneva la cerimonia).
Il rapper avrebbe aggredito, secondo i media Usa, una guardia di sicurezza non rapida a farlo passare mentre si stava scatenando la pioggia. Tra i presenti alla scena c'erano anche molti fan del cantante vincitore, alcuni dei quali hanno fatto partire il coro «Free Mike».
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