Guarda un po’: qualche volta possiamo a buona ragione parlare bene della televisione. E non andando a scomodare qualche programmino infilato nei buchi del palinsesto mattutino o notturno o nei canali a pagamento che fanno tanto qualità ma pochi ascolti. No, a volte è possibile vedere in Tv prodotti che hanno una certa sostanza e che vengono pure bene accolti dal pubblico casalingo. Prendiamo quest’ultimo mese di gennaio: il primo canale della Tv di Stato ha trasmesso delle fiction che, se non resteranno nella storia dell’arte cinematografica, comunque avevano una loro dignità estetica e soprattutto erano dedicate a tematiche sociali o storiche interessanti. A partire dall’ultima vista, Sant’Agostino e andando indietro ricordando Gli ultimi del paradiso e Lo scandalo della Banca Romana e il film su Anna Frank, nonostante le trame didascaliche e la recitazione in certi casi zoppicante, non si può dire che fossero da buttar via. E, benché gli argomenti fossero elevati o non proprio allegri come nel caso della fiction dedicata alle morti sul lavoro, sono riuscite a tener testa, se non a battere, programmi che puntano molto di più sulla leggerezza come Amici e il Grande fratello.
Insomma, fiction d’autore contro reality: è pareggio ma con vittoria morale della prima. Ora, qui, non si vuole certo fare la classifica bacchettona dei programmi di qualità, anche perché bisogna sempre ricordarsi la diversità di obiettivi tra televisione di Stato e reti private, però dato che spesso ci si dimentica la funzione pubblica della Rai, ogni tanto fa bene notare che chi la realizza se ne ricordi. E domani (e lunedì) arriverà C’era una volta la città dei matti, il film che tratterà un argomento ancora più delicato: i manicomi e la figura di Franco Basaglia che si battè per la loro chiusura. Operazione difficile con immagini crude: non tutto il pubblico sarà pronto a vedere delle persone con disagi psichici sullo schermo. Operazione rischiosa anche perché ancora oggi fa molto discutere (soprattutto le famiglie delle persone malate) la soppressione degli ospedali psichiatrici.
«Questo tipo di fiction risponde in pieno alla nostra missione - ha osservato il direttore di Rai Fiction, Fabrizio Del Noce - E cioè trattare temi di alto rilievo sociale, coniugandoli allo spettacolo. La Rai è servizio pubblico sempre, anche nei programmi dove si rischia l’ascolto».
Alla fine è andata abbastanza bene per quasi tutte le fiction. In onda, come tradizione, domenica e lunedì, in due puntate, hanno retto l’impatto della controprogrammazione, soprattutto la concorrenza del Grande Fratello che, a dispetto dei dieci anni di vita e della programmazione lunga di quest’edizione (quasi cinque mesi) sta ancora e incredibilmente catturando grandissima attenzione da parte degli spettatori. Sant’Agostino, i cui panni erano vestiti da Alessandro Preziosi, domenica scorsa ha agevolmente superato la scuola di talent di Canale 5. Ma in questo caso si assiste proprio a una biforcazione del pubblico: i ragazzi si buttano tutti su Amici, le donne e gli anziani su Raiuno (e i maschi sulle partite di campionato). Lunedì il santo non è riuscito nel miracolo di superare il Grande Fratello, però gli ha tenuto testa e ha fatto solo due punti percentuali in meno durante l’orario in cui andavano in onda contemporaneamente. Il weekend precedente Gli ultimi del paradiso aveva più o meno pareggiato con il talent di Maria De Filippi e le aveva prese dal reality di santa ragione. Stesso discorso per Lo scandalo della Banca Romana (sulla corruzione politica di fine ’800) andato in onda il 17 e 18 gennaio. Se l’è cavata pure abbastanza bene la lunga serie Io e mio figlio, con Lando Buzzanca nei panni di un padre poliziotto che si rapporta a un figlio omosessuale.
Certo, quelli della Rai, non ci hanno creduto fino in fondo: queste fiction sono state programmate fuori dal periodo di garanzia (i mesi su cui si basano gli introiti pubblicitari) che, come tradizione, la Tv di Stato fa cominciare da Sanremo.
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