Sport

Il grande rimpianto: Bielsa incanta l’Europa con l’Athletic Bilbao

Gasperini tira a campare mentre Bielsa vive da eroe la sua avventura a Bilbao. Quello che poteva essere e non è stato. L'argentino ha sfiorato la panchina dell'Inter, ha accarezzato qualcosa in più di una semplice idea. L'amore sbocciato con Moratti è durato appena una notte, roba da amanti clandestini in un hotel di periferia. Marcelo Bielsa ha deciso di far rotta nei paesi baschi, è rimasto stregato dai progetti ambiziosi di Josu Urrutia, nuovo presidente dell'Athletic Bilbao, ma soprattutto ha convinto. Aldilà dei risultati. Bielsa ha un caratteraccio quasi alla Mourinho, ma sa comprarsi le simpatie dei mass media e accattivarsi quelle dei tifosi. Quando si è presentato al San Mames, cattedrale dell'Athletic, ha recitato la parte dell'ospite, senza una stilla di presunzione. Ammiccando a fotografi e telecamere ha preso per mano un ragazzino della cantera e da neofita gli ha chiesto di accompagnarlo. «Facciamo un giro? Mi fai vedere il campo e gli spogliatoi? Io sono nuovo qui, mi chiamo Marcelo». Un colpo da maestro.
Marcelo Bielsa piace. In Spagna già si parla di "Bielsismo" e dell'orgoglio basco ritrovato. Nonostante le disponibilità economiche di Urrutia non ha preteso la luna, anzi ha fatto leva sul separatismo tanto caro alla gente del posto. Ha permesso che togliessero le tende giocatori come Ustaritz (Betis), Orbaiz (Olympiakos). Se ne sono andati in sette, non è arrivato nessuno. Per il resto tanti giovani (da Muniain a Iturraspe) che parlano la lingua euskara. Con loro, e i campioni del mondo Javi Martinez e Fernando Llorente, pratica il calcio più spettacolare della Liga. Meglio di Real e Barcellona. Bielsa va dritto per la sua strada.

La vittoria a Bratislava con lo Slovan, giustiziere della Roma negli spareggi, in Europa League gli è valsa l'ammirazione dei puristi del calcio. Difesa a quattro (tanto vituperata da Gasp), "doble pivote" in mezzo al campo e quattro folletti in attacco. Quello che poteva essere e non è stato. A San Siro.

Commenti