"GreenItaly, così l’Italia ce la può fare"

IL LIBRO DI REALACCI "L’Italia sa come affrontare la crisi, oltre a dover fare i conti con i suoi mali storici?", si chiede Ermete Realacci che da qualche anno gira in lungo e in largo la Penisola per trovare "il Paese che cresce"

"GreenItaly, così l’Italia ce la può fare"

di Roberto Neglia

L’Italia sa come affrontare la crisi, oltre a dover fare i conti con i suoi mali storici?», si chiede Ermete Realacci che da qualche anno gira in lungo e in largo la Penisola per trovare «il Paese che cresce». Il made in Italy che scommette sulla bellezza, l’innovazione, la conoscenza, il saper fare e si rafforza nel rispetto dell’ambiente. Un racconto che compie una nuova tappa con il volume «GreenItaly, perché ce la possiamo fare», 25 storie dell’economia verde, che sarà presentato a Milano lunedì 26 marzo. A capo della Fondazione Symbola per le qualità italiane, parlamentare, già presidente della commissione Ambiente della Camera, Realacci manifesta una visione della tutela del nostro patrimonio naturalistico che si fonde con il patrimonio del saper intraprendere. È su questa strada che a un certo punto ha incontrato la nautica, divenendo uno dei pochi parlamentari che ne conosce e ne apprezza appieno le potenzialità di sviluppo. «Girando l’Italia trovavo maestri del legno passati dalla filiera del mobile a quella delle imbarcazioni – racconta – Piccole aziende iper tecnologiche che fornivano al mondo attrezzature per le olimpiadi di vela, nicchie di eccellenza nella ricerca, nei materiali, oltre ovviamente al design che ha fatto della cantieristica nazionale un vanto mondiale». Già il Rapporto Symbola 2011 sulla green economy analizzava come questa direzione potrà portare a nuovi modelli di sviluppo anche nella nautica, a nuove opportunità di lavoro e, soprattutto, a nuovi rapporti di filiera per sviluppare la collaborazione sinergica con altri comparti produttivi.

«Ricordo sempre - dice - che tra i progetti più avanzati in questo ambito c’è l’«End of Life Boats» promosso e sviluppato da Ucina-Confindustria Nautica allo scopo di creare infrastrutture e tecnologie per la gestione del fine vita degli scafi». Fa sempre piacere sentirlo dire da un ambientalista.

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