«Ma Guede non speri in un nuovo processo»

Il giorno dopo rimangono due sentenze in contraddizione tra loro: una che ha condannato in via definitiva a 16 anni Rudy Guede per «concorso in omicidio». L’altra che ha assolto in appello i suoi presunti complici, Amanda Knox e Raffaele Sollecito. I conti non tornano. E si aprono scenari imprevisti. Guede sarà processato di nuovo come unico colpevole? I suoi legali chiederanno la revisione del procedimento, non più valido? Parte la ricerca a suoi veri e misteriosi complici? Niente di tutto questo, per il criminologo Carmelo Lavorino.
Cosa succede adesso?
«Se i pm fossero obiettivi, riconoscerebbero i propri errori e riaprirebbero le indagini su Guede, formulando una nuova ipotesi accusatoria, non più di concorso in omicidio».
Un nuovo scenario?
«Completamente diverso, in cui Guede è l’unico colpevole. Le sole tracce sicure trovate sulla scena del delitto sono le sue: tracce biologiche, Dna sul corpo della vittima, impronte insanguinate della sua mano e della sua scarpa. I lividi che Meredith aveva dimostrano che c’è stato un tentativo di stupro degenerato. Si tratta di un impianto accusatorio nuovo, ma non praticabile. Siamo in un vicolo cieco».
Cioè?
«Guede non può essere processato di nuovo per lo stesso omicidio, neppure se l’assoluzione dei due ex fidanzati diventa definitiva. L’accusa ha costruito tutto su una tesi totalmente sbagliata, quella della triade omicida, in cui Amanda ha tirato le fila e i due ragazzi hanno fatto da comprimari. Un’intuizione infondata, che ha sviato gli inquirenti e ci ha fatto fare una figuraccia mondiale. L’assassino ce l’avevano davanti agli occhi».
Quali sono stati gli errori più gravi dell’accusa?
«Gli stessi elementi chiave portati dai pm e dati per validi nella prima sentenza si sono rivelati pilastri d’argilla, che hanno fatto crollare tutto l’impianto. Mi riferisco alle tracce di Dna sul gancetto del reggiseno di Meredith e sulla presunta arma del delitto. La scienza ha dimostrato che non erano, rispettivamente, di Sollecito e della vittima. Anche l’ora della morte non era corretta, era stata stabilita con testimonianze non attendibili. E quella giusta, basata sull’ultimo pasto di Meredith, si colloca in un lasso di tempo per cui Raffaele e Amanda hanno un alibi».
Si è parlato di una revisione del processo di Guede a suo favore.
«In linea teorica è possibile, ma solo se la sentenza di due giorni fa contenesse elementi che negano la sua presenza sul luogo del crimine. Oppure se emergessero nuove prove che dimostrino che lui non era lì. Entrambe le cose mi sembrano molto improbabili, i suoi avvocati si mettano l’anima in pace. Le tracce nella stanza di Meredith sono sue e solo sue».


E i suoi nuovi presunti complici?
«Non esistono. L’ipotesi dei tre killer era fondata su una tesi che, abbiamo visto, è tutta sbagliata».
Non ci saranno altri colpi di scena quindi?
«Guede potrebbe dire la verità. Lui c’era e sa come sono andate le cose».

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