"Abbiamo deciso". Soldati Usa uccisi in Giordania, la promessa di Biden: cosa ha detto

Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di ritenere l'Iran responsabile perché fornisce le armi ha chi ha compiuto l'attacco. Montano le pressioni sull'amministrazione, Congresso diviso

"Abbiamo deciso". Soldati Usa uccisi in Giordania, la promessa di Biden: cosa ha detto
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Il presidente americano Joe Biden ha annunciato di aver deciso quale sarà la risposta all’attacco alla base statunitense in Giordania, che ha provocato la morte di tre militari e il ferimento di altri 40. L’inquilino della Casa Bianca ha anche affermato di considerare gli iraniani responsabili nel senso che stanno fornendo le armi alle persone che lo hanno fatto” e di non credere che "ci sia bisogno di una guerra più ampia in Medio Oriente. Non è quello che cerco". Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha aggiunto che il presidente sta valutando "rappresaglie multiple".

Il leader di Washington si trova dunque in una posizione molto difficile, stretto tra l’evitare un allargamento del conflitto tra Israele e Hamas, obiettivo che gli Stati Uniti si sono posti sin dal 7 ottobre, e il rischio di mostrare debolezza nei confronti di Teheran e del suo probabile avversario alle elezioni di novembre Donald Trump. Con l’uccisione dei tre militari “è stata sicuramente superata la linea rossa posta dal presidente”, ha dichiarato il generale in pensione Mark Hertling, spiegando che in molti si aspettano una risposta dura da parte dell’amministrazione che potrebbe non limitarsi a un solo Paese o a un singolo attacco. Diverse fonti, però, sono concordi nel ritenere improbabile un’operazione diretta contro l’Iran.

Biden potrebbe dare l’ordine di prendere di mira le milizie sostenute dalla Repubblica islamica in Siria e Iraq, tra le quali vi sono anche i responsabili dell’attacco, ma secondo i repubblicani del Congresso questo potrebbe non essere sufficiente. “Posso dirvi che all'Iran non importa se facciamo un occhio nero ai gruppi filoiraniani, ma importa se facciamo un occhio nero a loro”, ha affermato Don Bacon, membro del Gop della commissione Difesa della Camera ed ex generale che ha liquidato come “stupidaggini” le parole di tutti coloro che si preoccupano di una possibile escalation perché "è già avvenuta”. La maggioranza dei deputati dell’opposizione non si è comunque spinta fino a pretendere attacchi al territorio della Repubblica islamica, ma hanno suggerito di bersagliare la sua marina o le infrastrutture petrolifere nella regione, in modo da “attirare la sua attenzione senza esporre le nostre forze a rischi non necessari”. Lapidario, invece, il commento del senatore e grande alleato di Trump senatore Lindsey Graham: “Colpire l'Iran ora, colpire duramente”.

Da parte dei democratici, invece, Biden si trova a subire pressioni nel senso opposto con appelli alla calma e alla cautela. “Ai polli-falchi che invocano la guerra con l'Iran, dico che state facendo il gioco del nemico”, ha commentato il deputato ed ex marine Seth Moulton, che in passato ha servito in Iraq. “Vorrei vedervi mandare i vostri figli e figlie a combattere. Dobbiamo avere una risposta strategica ed effettiva, nei nostri termini e tempi. La deterrenza è difficile, la guerra è peggio”. Il presidente, inoltre, deve vedersela con una crescente insofferenza della sinistra del suo partito per quanto riguarda il supporto incondizionato a Israele e le crescenti richieste di un cessate il fuoco. Posizioni, queste, condivise da gruppi di elettori che saranno cruciali a novembre.

Fino all’attacco alla Tower 22, in molti avevano elogiato l’attivismo dell’amministrazione Biden in Medio Oriente per evitare un allargamento del conflitto. La morte dei tre soldati americani ha però cambiato completamente le carte in tavola e il presidente deve trovare un difficile equilibrio tra una risposta appropriata e lo scongiurare l’apertura delle ostilità con l’Iran.

Una mancata ritorsione, o una troppo debole, non riuscirebbe ad esercitare la deterrenza necessaria a evitare altri episodi del genere nel prossimo futuro e sarebbe solo questione di tempo prima che altre bare coperte dalla bandiera a stelle e strisce facciano ritorno negli Stati Uniti.

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