Bambini decapitati, corpi carbonizzati e intere famiglie trucidate nelle loro case. Ovunque, la puzza di morte. Lo spettacolo che ha accolto i soldati israeliani al loro ingresso nel kibbutz di Kfar Aza, una piccola comunità vicino a Gaza, sembra essere uscito direttamente da un incubo. I miliziani di Hamas si sono accaniti con particolare ferocia in questo luogo, uccidendo centinaia di civili e rapendone molti altri.
Gli uomini dell’Idf (Israel Defence Forces) sono andati casa per casa per recuperare i morti. Le vittime sono almeno 200. Di queste, oltre 40 sono bambini e neonati, massacrati dai terroristi che usano la bandiera della libertà per la Palestina come giustificazione della loro barbarie. Almeno 70 combattenti palestinesi hanno attaccato il villaggio e l’incubo non è ancora finito. Data la sua prossimità con la Striscia, la zona è ancora in stato di massima allerta per possibili nuove infiltrazioni di miliziani di Hamas.
Alla stampa internazionale è stato permesso di entrare a Kfar Aza solo lunedì 10 ottobre, tre giorni dopo l’attacco. “Dite al mondo ciò che avete visto qui”, ha gridato un soldato ai giornalisti presenti, mentre ancora si allineavano i sacchi neri pieni di cadaveri in mezzo alle macerie e alle auto carbonizzate. Alcune fonti dell’esercito hanno confermato di aver trovato nel kibbutz “bambini con le teste decapitate” e che “intere famiglie sono state fucilate nei loro letti”. In questi villaggi di stampo socialista si vive in comunità e si dorme insieme. I terroristi hanno avuto gioco facile nell’assassinare i civili inermi.
“Si vedono bambini, madri, padri nelle loro camere da letto, nelle loro stanze di protezione e si vede come i terroristi li hanno uccisi. È stata una carneficina”, ha riferito a Reuters il maggiore generale israeliano Irai Verun. “È qualcosa che non ho mai visto nella mia vita. È qualcosa che immaginavamo dai nostri nonni, dalle nostre nonne nei pogrom in Europa e in altri luoghi. Non è qualcosa che è accaduto nella storia recente”.
L’ufficiale ha raccontato che i suoi soldati sono entrati nelle case sfidando la morte con coraggio, perché ogni edificio era trasformato dai miliziani in una trappola esplosiva, per poi crollare emotivamente davanti alla mattanza compiuta dalle bestie di
Hamas. Molti di questi uomini e donne sono riservisti che hanno abbandonato la vita di tutti i giorni per prendere le armi e difendere il loro Paese. “A questo orrore non sono e non saranno mai preparati”, conclude il generale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.