Israele scatena il piano "Spade di ferro" su Gaza: le tre fasi della risposta all'attacco

L'aviazione e la marina israeliana martellano la Striscia di Gaza giorno e notte, per distruggere le postazioni più esposte di Hamas, aprendo la strada alle incursioni chirurgiche e all'invasione via terra

Israele scatena il piano "Spade di ferro" su Gaza: le tre fasi della risposta all'attacco
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L’esercito israeliano si sta preparando ad entrare a Gaza. Lo ha confermato il primo ministro Benjamin Netanyahu al presidente americano Joe Biden: “Dobbiamo entrare”. Prima di qualunque offensiva di terra, però, è necessario “ammorbidire” le fortificazioni dei guerriglieri di Hamas. La Striscia, infatti, è una zona fortemente urbanizzata dove case e palazzi vengono usati per nascondere gli ingressi di tunnel sotterranei, depositi di armi, basi operative e postazioni mimetizzate, da cui i terroristi possono sferrare attacchi a sorpresa alle forze dell’Idf mentre avanzano tra le strade.

Gli israeliani sanno che ogni via, ogni incrocio potrebbe trasformarsi in una trappola. Sono ben preparati alla guerra urbana e i loro mezzi pesanti sono costruiti appositamente per questo genere di campo di battaglia. Nonostante ciò, non possono gettarsi a testa bassa nel mezzo della città palestinese. Per questo, l’aviazione e la marina stanno conducendo una potente campagna di bombardamenti (fase uno), martellando la Striscia giorno e notte nel tentativo di distruggere il grosso delle postazioni nemiche più esposte. Una rappresaglia devastante, con una portata che forse anche gli stessi terroristi di Hamas hanno sottovalutato.

Dopo questi raid, si passerà ad azioni più mirate. Assieme ai droni e ai caccia, potrebbero entrare in azione i reparti di ricognitori e forze speciali, con il supporto degli elicotteri d’attacco e delle batterie di mortai (fase due). Il loro obiettivo sarà distruggere i siti di lancio dei missi di Hamas e trovare i leader dell’organizzazione, bersagli prioritari che l’esercito israeliano considera già “morti che camminano”.

La terza fase, l’invasione via terra, sarà il colpo decisivo all’infrastruttura militare di Hamas nell’exclave. Le direttrici d’attacco scelte dall’Idf non sono note, ma si può ipotizzate che le forze armate israeliane stritoleranno i terroristi tra l’incudine di un’avanzata verso la zona centrale della Striscia e il martello dei blindati e dei tank da nord.

Nonostante la lunga serie di raid, una massiccia incursione nella Striscia comporta dei rischi che le alte sfere dell’Idf conoscono bene. Il braccio armato di Hamas, le brigate al-Qassam, e i gruppi jihadisti alleati conoscono il territorio e dispongono di armi come piccoli droni, missili anti-carro e cariche esplosive che potrebbero causare danni ai corazzati israeliani e rallentarne le operazioni. Inoltre, la fanteria dovrà avanzare metodicamente, casa per casa, eliminando ogni presenza nemica in brutali combattimenti ravvicinati. Le forze di Tel Aviv subiranno perdite, ma sembrano disposte ad accettarle per porre fine una volta per tutte all’organizzazione terroristica. In tutto questo, l'esercito dello Stato ebraico deve anche tenere conto del pericolo a nord.

Gli Hezbollah libanesi potrebbero entrare in campo a fianco di Hamas, per costringere l'Idf a combattere su due fronti. Una possibilità, questa, per cui gli israeliani si sono preparati, richiamando alle armi ben 300mila uomini e rinforzando la frontiera.

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