«L’orrore che Hamas ha commesso non può essere giustificato da nulla». Non ha dubbi Matthias Schmale, più alto funzionario in grado Onu e capo dell’agenzia UNRWA a Gaza dal 2017 al 2021. Lui da Hamas è stato cacciato, ora lavora in Nigeria ma ancora oggi è persona non gradita nella Striscia.
Partiamo proprio da lì, cosa è successo due anni fa?
«Ero lì nel 2021 durante gli 11 giorni di guerra e alla tv israeliana avevo detto che la mia impressione era che la maggior parte degli attacchi israeliani fossero stati precisi e non avessero preso di mira deliberatamente i civili, sebbene fossero morti 250 civili, tra cui 60 bambini. Ma Hamas e altri hanno interpretato i miei commenti come se giustificassi ciò che Israele ha fatto. Per questo motivo hanno fatto pressione su di me affinché me ne andassi».
Molte persone scesero in piazza chiedendo che andasse subito via da Gaza.
Quanto pesava l’influenza di Hamas nel suo lavoro?
«Sono stato lì per quasi 4 anni e ho avuto parecchie discussioni con Hamas e li ho anche criticati nelle interviste. Penso che si possa lavorare lì per l’Onu, ma bisogna stare attenti. Hamas mi ha chiesto di andarmene perché all’epoca c'era molta rabbia.
Poiché non è una società libera e aperta, ero un bersaglio facile da incolpare».
Sul nostro giornale abbiamo parlato del report dell’Ong Un Watch sugli insegnanti dell’UNRWA che hanno esultato per l’attacco di Hamas e che invitavano a uccidere ebrei. Lei che ne pensa?
«Quando lavoravo all'UNWRA eravamo consapevoli che a volte c'erano problemi tra i nostri insegnanti. Ai miei tempi ne avevamo 9000 tra professori e presidi. Ma quello che mi chiedo è: in una scuola tedesca come si fa a sapere come la pensa un insegnante? Non si può controllare. Ma quando scopriamo che un insegnante fa qualcosa che non dovrebbe fare, come celebrare l'uccisione di altre persone, dobbiamo prendere provvedimenti disciplinari. In 4 anni ho licenziato 8 persone perché non si comportavano come l’Onu dovrebbe».
Cos’è cambiato oggi?
«La mia sensazione è che questa volta sia molto peggio. Quello che descrivono i miei ex colleghi e amici è la paura. Hanno paura di sopravvivere fino alla prossima ora, al prossimo giorno. Chi ha figli è molto preoccupato. Nessun posto è sicuro a Gaza. Nel 2021 i miei amici si sentivano ancora al sicuro nelle scuole delle Nazioni Unite, negli ospedali, ma ora nessun posto è sicuro. La mia sensazione è che si tratti di una catastrofe umanitaria sempre più grave».
Quale strategia consiglierebbe per liberare gli ostaggi?
«Negoziare, in fin dei conti il modo per liberarli è quello. O si combatte direttamente Hamas proteggendo la popolazione o si fa pressione per trattare».
Qual è la sua opinione su Hamas?
«Stanno deludendo il loro popolo. Non hanno governato bene la Striscia di Gaza. La violenza non è mai la risposta. Anche se si può avere il diritto legittimo di lottare per la propria libertà, la violenza non funziona mai. Il terrore che hanno commesso non può essere giustificato da nulla.
Ma rischiano che il loro modo di lavorare e di agire non sia positivo per la popolazione. Sono convinto che se domani ci fossero le elezioni, con alternative adeguate, Hamas non andrebbe al potere. La popolazione non rispetta quello che stanno facendo».Ha collaborato Gianluca Lo Nostro
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