"Controlliamo 1000 chilometri quadrati di territorio russo": prosegue l'offensiva ucraina nella regione di Kursk

Prosegue l'offensiva ucraina nella regione di Kursk. Putin chiude ai negoziati, promettendo la liberazione delle aree occupate

"Controlliamo 1000 chilometri quadrati di territorio russo": prosegue l'offensiva ucraina nella regione di Kursk
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Un'offensiva che pare funzionare, quella di Kiev in territorio russo. Nel corso di una riunione con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il capo delle forze armate di Kiev, Oleksandr Syrsky, ha affermato che l'esercito ucraino continua a condurre un'operazione offensiva sul territorio della regione di Kursk della Federazione Russa. "Attualmente, circa 1.000 chilometri quadrati sono sotto il nostro controllo", ha riferito.

Zelensky elogia i suoi uomini

In un post su Telegram il presidente ucraino ha elogiato i soldati e i loro comandanti "per la loro fermezza e le azioni decisive". Zelensky non ha approfondito altri dettagli sull'incursione militare mentre ha suggerito che l'Ucraina offrirà assistenza umanitaria nella regione, affermando che i funzionari governativi sono stati incaricati di preparare un piano umanitario per il territorio. I soldati ucraini che combattono nella regione di Kursk starebbero utilizzando armi, anche pesanti, fornite dai Paesi Nato. Lo ha affermato un Comitato investigativo russo, secondo cui le truppe di Kiev "stanno impiegando armi leggere e pesanti, sistemi di lancio multiplo di razzi e altro equipaggiamento fornito" da nazioni dell'Alleanza Atlantica.

Zelensky, che dopo un lungo silenzio rivendica l'operazione, sostiene che "la Russia deve essere costretta alla pace se Putin vuole continuare a fare la guerra così duramente", tornando a chiedere le autorizzazioni appropriate per utilizzare armi a lungo raggio per poter "far avanzare significativamente la giusta fine di questa guerra".

Putin chiude la porta ai negoziati

Mille km quadrati che bastano a Vladimir Putin per chiudere oggi la porta ai negoziati di pace con Kiev dopo l'incursione ucraina iniziata una settimana fa nella regione russa di confine di Kursk, dove l'esercito ucraino controlla 28 località, e ha promesso che l'esercito russo espellerà le forze nemiche. "Ma di che tipo di negoziati possiamo parlare ora, con persone che bombardano indiscriminatamente i civili (...), che cercano di creare minacce alle strutture nucleari?", ha chiesto Putin durante una riunione speciale sulla situazione nelle zone di confine trasmessa dalla televisione di Stato. Il presidente russo ha osservato che l'attacco ucraino a Kursk "rende chiaro il motivo per cui il regime di Kiev ha respinto le nostre proposte di tornare ai negoziati per una soluzione pacifica, così come le proposte di mediatori neutrali interessati".

L'accusa di Putin all'Occidente

Poi, ha puntato il dito contro una presunta regia occidentale: "A quanto pare, il nemico sta eseguendo gli ordini dei suoi padroni occidentali con il loro aiuto, mentre l'Occidente ci sta combattendo attraverso gli ucraini (...) e sta cercando di migliorare le sue future posizioni negoziali", ha aggiunto, sottolineando che "non c'è più nulla di cui parlare" con Kiev. Durante l'incontro con i capi della difesa e della sicurezza e con i governatori delle regioni di confine di Belgorod, Bryansk e Kursk, Putin ha collegato l'incursione ucraina al tentativo di fermare l'avanzata russa nell'Ucraina orientale e meridionale. "Questo tipo di azioni perseguono indubbiamente un obiettivo militare principale: fermare l'avanzata delle nostre truppe finalizzata alla completa liberazione delle repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk e dei territori della Novorossia (Nuova Russia)", ha dichiarato.

L'area di Kursk sotto pressione

Tuttavia, il presidente russo sostiene che le forze russe "stanno avanzando lungo tutta la linea del fronte" e che il ritmo delle operazioni offensive delle Forze Armate russe, dei volontari, dei veterani, non solo non è rallentato, ma al contrario è aumentato.

Ha inoltre messo in dubbio il presunto effetto demoralizzante di questa incursione, che avrebbe avuto lo scopo di "seminare discordia nella società russa, spaventare la gente, destabilizzare la situazione politica interna". Tuttavia, la situazione nelle regioni di confine, e in particolare a Kursk, è estremamente difficile, ha confermato il governatore ad interim della regione, Alexei Smirnov, durante l'incontro.

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