L’arma segreta d’Israele per contrastare i droni

Il counter-drone israeliano punta su un cannone segreto per deterrere le minacce Uav

L’arma segreta d’Israele per contrastare i droni
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Rilevamento, intercettazioni ed ottimizzazione nella risposta. Arrivano le contromisure d’Israele agli attacchi di Hezbollah.

Nel mese di maggio un drone è riscito a penetrare nello spazio aereo israeliano con l’obbiettivo di colpire installazioni militari. E proprio da questo evento, si presume, si sarebbero accesi i riflettori d’Israele sulla necessità di studiare soluzioni concrete per la protezione del proprie basi dalla minaccia dronica.

Le preoccupazioni interne, hanno coinvolto sulla questione anche eminenti istituti di ricerca, come l’Alma Research and Education Center, la quale, si apprende, avrebbe confermato che, i timori generali trovavano riscontro, in quanto, la capacità di Hezbollah poteva contare su oltre 2.500 veicoli a guida autonoma, destinati alle operazioni d’intelligence e ad attacchi mirati. Lo studio, inoltre, rilevava anche un aumento esponenziale delle operazioni droniche, contro Israele, sebbene quest’ultima avesse già provveduto alla deterrenza di tali minacce, mediante l’installazione di sistemi di rilevamento.

Le forze di difesa israeliane, infatti, avrebbero già dispiegato sistemi di tracciamento dei droni, lungo il confine settentrionale, motivo per cui, successivamente, le politiche interne, hanno continuato a perfezionare le dinamiche relative ai “tempi di risposta” ed ai sistemi d’intercettazione, istituendo, nel contempo, dispiegamenti dedicati alle contromisure.
Però, proprio in virtù di quanto accaduto a Maggio, l’Idf ha dovuto riflettere anche sull’ulteriore impiego di un nuovo armamento, per scongiurare le minacce Uav.

Il counter-drone israeliano

Dall’analisi delle risorse, infatti, sembrerebbe che sul tavolo delle opzioni ci sarebbero varie opportunità, ma la più plausibile, però, farebbe riferimento ad un super cannone rotante, di classe M61 Vulcan, con capacità di 6.000 colpi al minuto.

Sulla notizia, al momento, si recepiscono solo tiepide comunicazioni rilasciate ai media locali, le quali avrebbero riferito che tale capacità potrebbe trovare impiego “in cima a mezzi corazzati”, proprio lungo il confine settentrionale. Altre risorse, invece, riferiscono che industrie interne del settore, come anche l’Israel Aerospace Industries ed il Ministero della Difesa stesso, non abbiano rilasciato, sull’argomento, alcun commento.

Che cosa sa fare il Vulcan?

Le caratteristiche dell’armamento parlano chiaro. Infatti, dalla scheda tecnica dell’azienda costruttrice americana, si apprende che i modelli di queste armi sono 2, ovvero l’M61A1 e l'M61A2. Gioielli della General Dynamics Ordnance and Tactical Systems dotati di sistemi Gatling, da 20 mm, a sei canne. Quest’ultime, si apprende, sarebbero compatibili su una vasta gamma di piattaforme aeree, terrestri e marittime.

La loro gittata è stimata, intorno ai 1.030 m al secondo. Mentre la forza media di rinculo, su 4.000 colpi, è pari a 9,4 Kilonewtons. Su 6.000 colpi, invece, raggiungerebbe i 14,2 Kilonewtons al minuto. I sistemi di guida sono idraulici, elettrici e pneumatici, mentre quelli di alimentazione, prevedono sia la modalità di collegamento, detto anche linked, oppure possono optare per un linkless feed system.

L’arma è in fase di prova

Ancora tutto, però, sembra in fase sperimentale, seppur l’armamento è stato per decenni su aerei degli Stati Uniti, e dal 1975, già impiegato dall’aeronautica israeliana. Dall’analisi si apprende che il Vulcan abbia ricevuto, in passato anche modifiche, mediante una variante denominata, successivamente, Macbeth, e che fosse stato già impiegato al confine settentrionale, sui corazzati M113, fino al ritiro avvenuto, secondo le narrative nel 2006.

Tuttavia, dalle risorse aperte, si recepisce, inoltre, che un portavoce dell'Israel defence force abbia commentato, testualmente, che i suoi militari “non hanno cannoni Vulcan, al momento. Esso, insieme ad altre soluzioni, viene testato in fasi di prove, dalle industrie della difesa, come parte del processo di costruzione della forza militare in guerra". "Ci sono differenti fasi di test, riporta sempre il portavoce, alcune di esse si svolgono in azioni operative e altre sono ancora in fase di ricerca e sviluppo, ed agiscono, congiuntamente, alle modifiche per l’attività operativa sul campo".

Test di omologazione e

sperimentazione”, quindi. Tanto lavoro e ricerca, nel tentativo di trovare la migliore soluzione per difendere i confini d’Israele dalle penetrazioni e minacce Uav, che rimangono, al momento, avvolti nel segreto dei loro sviluppi.

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