L'ammissione ucraina: "Controffensiva? Speranze non si sono avverate"

Oleksii Danilov certifica che la controffensiva non è andata come previsto. La speranza ora è riposta negli aiuti da Washington, dove si gioca una partita fondamentale per continuare il conflitto

L'ammissione ucraina: "Controffensiva? Speranze non si sono avverate"
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L'ammissione alla Bbc di Oleksii Danilov, segretario Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa ucraina, certifica la sensazione già espressa da alti apparati di Kiev e occidentali: la controffensiva contro le forze russe non ha ottenuto i risultati sperati.

"A maggio tutti i cittadini del nostro Paese volevano che la guerra finisse rapidamente. C'erano delle speranze, ma non si sono avverate" ha dichiarato Danilov ai microfoni dell'emittente britannica. Ed è un segnale importante dal momento che queste frasi arrivano in un momento particolarmente delicato per l'Ucraina.

Da un lato, queste frasi giungono dopo le tensioni scaturite dalle ammissioni molto simili del capo di stato maggiore, Valery Zaluzhny, che aveva parlato di una guerra in stallo a causa del fallimento della controffensiva. Dall'altro lato, le dichiarazioni di Danilov arrivano mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky insieme al suo governo, sono impegnati in una dura lotta per convincere il Congresso americano a sbloccare i fondi necessari per il rinnovo degli aiuti militari a Kiev. Un tema che ha profondamente diviso la politica statunitense al punto che lo stesso presidente Joe Biden ha invitato il Congresso a dare il via libera paventando l'ipotesi di una vittoria di Vladimir Putin che avrebbe puntato su altri Paesi alleati di Washington.

Sotto questo secondo aspetto, Danilov ha in qualche modo fatto capire che l'Ucraina si attende comunque gli aiuti, pur se non nei tempi previsti. "Se succedesse di ricevere un regalo prima di Natale, ne saremo felici" ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza di Kiev, "ma se ciò accadrà un po' più tardi, allora non dovrebbe trasformarsi in una tragedia". Parole che servono a disinnescare le paure di chi ritiene che il mancato arrivo del pacchetto di aiuti equivalga alla fine della guerra, con la conseguente cristallizzazione dello status quo. "Il fatto che stiamo difendendo il nostro Paese da due anni è già una grande vittoria" ha dichiarato Danilov sempre alla Bbc. Tuttavia, non è un mistero che in Occidente (e non solo) si inizi a parlare con sempre maggiore insistenza dei timori di un conflitto ormai congelato. Preoccupazione che si aggiungono a quel fondamentale giro di boa politica e strategico che potrebbe essere le prossime elezioni negli Stati Uniti.

I repubblicani stanno dando battaglia all'interno del Congresso, ed è proprio l'ala più oltranzista ad avere messo i paletti che hanno bloccato il semaforo verde per gli aiuti all'Ucraina. Molti osservatori ritengono che una rielezione di Donald Trump potrebbe mettere in dubbio tutta la strategia Usa sui rapporti con la Russia e riguardo il conflitto. E in ogni caso, anche Biden è consapevole della necessità di una via d'uscita per la guerra che liberi energia su altri fronti e che soprattutto tolga ai suoi oppositori una fondamentale arma in campagna elettorale. Inoltre, le discussioni sono accese anche al Pentagono, che, come riportano i media Usa, sta studiando una nuova strategia per riprendere la spinta contro le forze russe sul fronte orientale e meridionale dopo le divergenze con i comandi ucraini.

Un mix di fattori che rende il viaggio di Zelensky a Washington e gli incontro al Congresso e alla Casa Bianca come un momento fondamentale della guerra.

Danilov ha sottolineato che la controffensiva non andata secondo i piani "non significa che la vittoria non sarà dalla nostra parte". Ma è chiaro che a Mosca guardino con molta attenzione a quanto accade Oltreoceano.

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