Appelli pro-Palestina nelle università, la prof si ribella: “È propaganda, non firmo”

Con una lunga lettera argomentata, la professoressa Daniela Santus spiega perché non firma gli appelli per il "cessate il fuoco" di Israele: "Non firmo perché è chiaro che si tratta di propaganda"

Appelli pro-Palestina nelle università, la prof si ribella: “È propaganda, non firmo”
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Le scuole e le università, un tempo templi della conoscenza, della libertà e del confronto, sono diventate luoghi di coltivazione del pensiero unico. Gli studenti e i docenti vanno verso una sola direzione e chi si distacca da questa corrente perde ogni diritto di parola. In questo preciso momento storico si stanno toccando livelli preoccupanti con il quasi totale schieramento di corpo docente e studenti al fianco della Palestina, senza condanne ad Hamas, se non quelle di facciata, obbligate. Nelle università si moltiplicano le raccolte di firme ideologiche, che vorrebbero dimostrare che la presunta intellighenzia italiana sia tutta dalla parte della Palestina. Ma non è così e fortunatamente c'è ancora chi ha il coraggio di andare controcorrente e fa sentire la sua voce, come la professoressa Daniela Santus dell'università di Torino, che con una lunga lettera, articolata e argomentata, spiega perché non ha intenzione di firmare il manifesto pro-Palestina dei suoi colleghi. "Richiesta di un'urgente azione per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale", si legge nell'appello che ha come firmatari numerosi esponenti degli atenei italiani.

Avrebbe firmato se fosse stato inserita, in quella lettera, la richiesta di di un trattato di pace tra Israele e Palestina, e non un "cessate il fuoco" univoco per porre le basi per una soluzione "due popoli, due Stati" e se fosse stata richiesta l'immediata liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Invece, come ormai consuetudine, gli appelli sono a senso unico. Nella sua lunga motivazione, la professoressa ricorda cosa è successo il 7 ottobre, come Hamas abbia massacrato barbaramente donne, bambini e uomini di ogni età in quello che è stato a tutti gli effetti un pogrom. Ha spiegato e argomentato il percorso che Israele stava compiendo nei confronti di Gaza e come le aperture dello Stato ebraico siano state usate da Hamas per fare irruzione e trucidare i civili. È una lettera che va letta dall'inizio alla fine per avere un punto di vista e di narrazione diverso rispetto a chi ripete "è colpa dell'occupazione di Israele" e nega che la colpa sia di Hamas e del suo piano di distruzione dello Stato ebraico.

La professoressa Santus lo scrive a chiare lettere nella sua missiva il perché non ha intenzione di firmare l'appello dei colleghi: "Non firmo perché è chiaro che si tratta di propaganda. Definite Israele come Stato in cui vige l’apartheid e forse non a tutti/e è chiaro il significato del termine". E dimostrando coi numeri che non esiste un regime di apartheid contro gli arabi in Israele prosegue: "L'apartheid, come si può evincere dai dati, esiste soltanto nella propaganda di chi vorrebbe la cancellazione dello Stato ebraico". E prosegue nel ricordare le cariche ricoperte dagli esponenti dei partiti arabi in Israele, i ruoli e i traguardi raggiunti dagli arabi al pari degli ebrei. I risultati ottenuti dalle donne arabe in Israele, che sarebbero stati irraggiungibili per loro con un governo musulmano.

"Come mai non ricordate le proposte di pace rifiutate dai leader palestinesi? Pensate almeno alle proposte rifiutate nel 2000 e nel 2008, le ultime in ordine di tempo", scrive ancora la docente, che prosegue nell'elencare i motivi per i quali non firma "perché parlate di Convenzione di Ginevra, ma nulla dite sull’utilizzo da parte di Hamas delle strutture mediche nella striscia di Gaza per scopi terroristici o del fatto che terroristi armati di Hamas aprano il fuoco dalle finestre dell’ospedale Sheikh Hamad". Spiega l'orrore dell'assalto alle ambulanze israeliane che, quelli sì, trasportavano medici e feriti, ma soprattutto sottolinea: "Non firmo perché non soltanto non voglio la cancellazione del popolo palestinese, ma non voglio neppure la cancellazione del popolo d’Israele.

Vorrei la fine del regime di Hamas e un futuro sicuro e di pace per palestinesi e israeliani". E, in conclusione di lettera, si rivolge proprio ai colleghi che sembrano, invece, desiderare l'opposto: "Peccato non poter condividere questa speranza con Voi".

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