Il nuovo fronte dello spionaggio russo: ecco dove può attaccare l'Occidente

Sabotaggi, intercettazioni e fake news: i cavi di comunicazione sottomarini sono nel mirino di Mosca

Il nuovo fronte dello spionaggio russo: ecco dove può attaccare l'Occidente
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Che la Russia prenda di mira le infrastrutture sottomarine non è certo una novità. Cavi e condutture che trasportano dati, informazioni sensibili, gas o petrolio, fanno gola a Mosca dai tempi della Guerra Fredda. A insospettire, però, è il numero impressionante di navi schierate e di attività sospette registrato negli ultimi dieci anni.

Tra pescherecci, navi per la ricerca scientifica, barche a vela, portacontainer, yacht e petroliere - riporta FTM -, sono 1.012 le imbarcazioni battenti bandiera russa rilevate nel solo Mare del Nord, tra gennaio 2014 e aprile 2024. E circa 60 mila i casi di loitering, cioè navi che girano sul posto, vanno alla deriva senza meta o deviano dalle normali rotte. Di questi, 950 entro un chilometro da cavi o condutture: una distanza che consente sia di spiare la posizione esatta delle infrastrutture critiche che, eventualmente, di sabotarle.

Prerogativa di navi militari, ma anche di mercantili - come la Sirius e l’Atlantic Lady, avvistate nel 2022 a navigare su e giù per la costa olandese proprio vicino a dei cavi di telecomunicazioni - o pescherecci, che da decenni vengono cooptati dall’intelligence navale perché, oltre a dare meno nell’occhio, sono più difficili da tracciare e da ricondurre a Mosca in caso di incidenti o sabotaggi.

Ma se le posizioni della maggior parte delle infrastrutture sottomarine sono segnalate apertamente dalle società proprietarie, perché le navi russe continuano a girarci intorno? “La ricognizione con fini di sabotaggio è un classico della dottrina militare della Russia" , ci dice l’ex analista del controspionaggio Usa e grande esperto di intelligence russa, Kevin Riehle, "che prevede, come stiamo vedendo in Ucraina, di danneggiare l'infrastruttura critica civile del nemico in tempo di guerra per fiaccarne la volontà di combattere e la capacità militare”. La presenza massiccia di navi russe agisce da forte deterrente per i paesi che circondano il Mare del Nord, le cui economie dipendono in toto dalle comunicazioni e dalle reti energetiche sottomarine.

E il fatto che da lì passino migliaia di chilometri di cavi militari statunitensi, usati dalla Nato, diventa per Mosca un’occasione imperdibile per mettere pressione e dimostrare la vulnerabilità dell’Occidente. Lo “stalking” russo dei fondali nordici potrebbe celare un altro obiettivo: intercettare le comunicazioni per scopi di spionaggio. “Non è una cosa facile da fare" continua Riehle, "ma se la Russia ci riuscisse, l'operazione potrebbe produrre una grande quantità di materiale con alto valore di intelligence, qualora venisse supportata da una capacità di analisi che distingua il traffico utile da quello non rilevante”. I movimenti sarebbero spiegabili anche come attività di controspionaggio volte a proteggere i cavi usati da Mosca da tentativi di sorveglianza da parte di altri paesi.

Ipotesi confermate dalle perquisizioni a bordo delle autorità marittime, che hanno trovato apparecchiature radio non necessarie per la pesca, droni sottomarini da ricognizione o sabotaggio e scanner di segnali sonar utilizzati per mappare il fondale marino e rilevare i cavi. Ma al di là dei controlli, il diritto internazionale non consente di prendere ulteriori provvedimenti, né di limitare la libertà di navigazione delle possibili navi spia del Cremlino. Non solo. Oltre alle tecniche di spionaggio e sabotaggio sempre più difficili da contrastare, a moltiplicarsi sono i possibili usi.

Il fondo del mare sarà la nuova frontiera della disinformazione russa. Intercettando il traffico dati che scorre attraverso i cavi, i russi, secondo gli esperti di sicurezza, potrebbero arrivare a manipolarli e a trasferirvi informazioni false. Questo spiegherebbe l’impiego nel Mar del Nord dell'intelligence militare, storicamente ingaggiata per operazioni clandestine di disinformazione, e del reparto d’élite dei sommozzatori per la ricerca in acque profonde del GUGI, cruciale per l’eventuale fase operativa sui cavi in fibra ottica che attraversano i fondali.

Anche se inserire fake news nei cavi di comunicazione sottomarini può essere tecnicamente alla portata di Mosca, resta un’operazione costosa. “Ci sono modi più economici ed efficaci - nota il professore della National Intelligence University - per fare disinformazione.

Abbiamo visto enti governativi russi servirsi spesso per diffondere fake news sia di canali mediatici aperti che di reti segrete. Poi, se la Russia sta maneggiando i cavi sottomarini, piuttosto che per inserire dati, è molto più probabile che lo faccia per spiarci”.

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