«Non siamo pronti a dare via la nostra libertà a quel fottuto terrorista di Putin. È per questo che combattiamo». Il concetto ribadito dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky non cambia quella che è la realtà dei fatti al momento: lui, e le sorti del conflitto, sono appese al ciuffo di Donald Trump. Le mosse del presidente americano eletto saranno decisive e stanno già prendendo forma tra telefonate, trattative, frenate e fughe in avanti in cui la realtà dei fatti potrebbe non essere così difficile da quella descritta in questi mesi. Trump non sembra infatti intenzionato a svendere l'Ucraina a Putin anche perché in ballo ci sono equilibri e giochi di forza internazionali che al tycoon sono molto molto cari. Al punto che Trump, dopo aver chiamato Zelensky insieme a Musk, avrebbe anche chiamato il Cremlino. Al presidente russo, secondo il Washington Post, Trump avrebbe suggerito nei giorni scorsi di evitare una nuova escalation in Ucraina, sottolineando anche la forte presenza militare americana in Europa. Un avvertimento, proprio mentre sul campo i russi continuano a colpire come forse mai prima nel tentativo di conquistare quanto più terreno possibile prima dei dialoghi made in Usa, con Donetsk e Kurks in particolare sotto attacco.
Da Washington arriva una secca smentita alle parole del collaboratore di Trump Bryan Lanza che aveva dato per persa la Crimea invitando Zelensky a trattare su altre basi. «Lanza non lavora per il presidente Trump e non parla a suo nome», si legge in una nota. Conferma ulteriore che il tycoon non sarebbe così ben disposto verso Putin anche se il figlio del presidente, Donald Jr, sui social ironizza su Kiev: «Siete a 38 giorni di distanza dal perdere la vostra indennità», riferendosi al taglio degli aiuti. Secondo il Wall Street Journal, la nuova linea americana sarà quella di mostrare i muscoli per ottenere deterrenza. «Un ritorno alla pace attraverso la forza», ha confermato Robert O'Brien, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, intenzionato per davvero a chiudere la questione guerra. A quanto pare con inaspettato interventismo. Dal Cremlino arrivano comunque aperture perché se in Russia sono consapevoli che «Trump è meno prevedibile di Biden e Harris», il portavoce Dmitri Peskov dice che «da Trump sono arrivati segnali positivi per un accordo che porti alla pace», puntando probabilmente su una maggiore flessibilità in tema di concessioni a Mosca. Non è un caso che il segretario del consiglio di sicurezza russo Sergei Shoigu sarà in Cina da oggi e per tre giorni, nel tentativo di convincere in qualche modo il potente alleato ad aiutare Mosca, cosa finora mai avvenuta, perlomeno in maniera esplicita.
Nel frattempo però la Russia continua a martellare l'Ucraina nella speranza di arrivare a un eventuale tavolo in posizione di forza. Secondo il New York Times Mosca ha «ammassato 50mila soldati nella regione del Kursk, inclusi militari nordcoreani, che si preparano ad azioni offensive». Il contrattacco russo per riconquistare il territorio perduto nel blitz ucraino dei mesi scorsi sarebbe imminente e potrebbe avere effetti devastanti sulle truppe ucraine di stanza nella regione. Anche perché l'Ucraina sta subendo una serie di attacchi contro le città senza precedenti, con numerosi edifici civili ancora nel mirino. «La notte scorsa ha lanciato un record di 145 droni Shahed e altri attacchi con droni. Durante la settimana, la Russia ha impiegato più di 800 bombe guidate, ha sferrato circa 600 attacchi con droni e lanciato circa 20 missili di vario tipo», ha denunciato Zelensky, parlando di «terrore russo» contro famiglie e bambini. Il tutto, nonostante il ministero della Difesa di Londra abbia documentato che si contano quasi 700mila tra morti e feriti nell'esercito russo in Ucraina, con il dato choc di circa 1.500 perdite ogni giorno. Di contro Kiev continua con la sua strategia di resistenza da una parte e di attacco su lungo raggio dall'altra.
La notte scorsa grazie a droni teleguidati sono stati colpiti altri depositi di armi e munizioni nella regione di Bryansk che hanno provocato anche esplosioni e incendi. Ma non basta. Il tempo gioca a favore di Mosca. Anche se tutti, tra telefonate, avvertimenti e insperate speranze, aspettano le nuove mosse di Donald II d'America.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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