«Ha proprio ragione Bush esiste l’islamofascismo»

Vernetti: «È una definizione appropriata, c’è un integralismo, fanatico e antisemita»

Luca Telese

da Roma

«L’islamofascismo? Esiste, eccome. Ed è per questo che il primo compito della nostra missione in Libano deve essere difendere il diritto all’esistenza di Israele». Gianni Vernetti, sottosegretario agli Esteri con delega per il Sud Est asiatico e per i diritti civili, è tornato proprio ieri dalle vacanze, rientrando nell’agone politico con il suo solito profilo alto. Torinese, 45enne, da giovanissimo era nel movimento studentesco, poi nei Verdi, poi, per un decennio, «rutelliano» doc con un cursus honorum che lo ha legato all’ex sindaco di Roma: il movimento di Alleanza Democratica, Centocittà (ricordate le famose «Centopadelle» di Giuliano Amato?), l’Asinello, e la Margherita. Adesso è tra gli uomini più visibili nell’ala «destra» dell’Unione.
Quando lei dice che in Libano l’obiettivo è quello di difendere Israele non è per nulla equidistante, lo sa?
«Perché? Se si legge la risoluzione 1701, si scopre che uno dei compiti principali è quello di garantire la sicurezza del confine meridionale, avviare il disarmo delle milizie, e quindi evitare che i lanci contro la Galilea si possano ripetere».
Lei sa che la sua affermazione ha un valore politico.
«No, io non mi dimentico mai che la guerra del Libano è stata scatenata da un’incursione sul territorio israeliano culminata con la cattura di due ostaggi».
Lei è fra i sostenitori del disarmo di Hezbollah da parte dei caschi blu?
«In coordinamento con l’esercito libanese, certo, ma assolutamente sì: è questo l’obiettivo prescritto dalla risoluzione. Chi finge di ignorarlo dovrebbe leggerla bene».
Non teme che si possa arrivare allo scontro con Hezbollah?
«Senta, su questo io condivido assolutamente l’editoriale del mio amico Victor Magiar - ebreo, pacifista e diessino - su Europa: “Non sono compagni, sono fascisti”. Io credo che la sinistra radicale debba smettere di perpetuare questo equivoco».
Se è un equivoco, come nasce secondo lei?
«È il più classico degli errori di valutazione politica. Sarà il caso di prendere atto che si tratta di una milizia paramilitare, sostenuta in Libano da una potenza straniera, ovvero l’Iran?».
Hezbollah però ha anche due ministri e dodici deputati regolamente eletti.
«E cosa vuol dire? Il fatto che questo movimento abbia un’ala legalista non lo legittima affatto né può farci dimenticare il suo rapporto subordinato con l’Iran».
Sul cui programma nucleare lei ha sparato ieri, dai microfoni di Radio 24.
«Vede, su questo punto bisogna essere chiari. L’Iran è il quarto Paese al mondo per riserve petrolifere. Il suo programma nucleare non è giustificabile con l’alibi di un uso civile».
Non teme l’accusa di ingerenza?
«Vede, io credo che anche questo conflitto libanese vada letto come un capitolo dei rapporti fra Iran e Occidente. E soprattutto non bisogna mai dimenticare le dichiarazioni di Ahmadinejad che indica come obiettivo esplicito la cancellazione di Israele».
Lei chiede più severità?
«Finché la bussola che guida la loro politica sarà questa sì. Finché continueranno i programmi balistici a lunga gittata per colpire Israele e quelli economici per finanziare le guerriglie antiisraeliane sì, certo».
Ma quindi quando Bush parla di islamofascismo...
«Dice una cosa sacrosanta. Vede, l’Islam non è un fenomeno unitario, e io sono fermamente convinto che compito dell’Europa è valorizzare e far emergere quello più moderato, laico e dialogante. Però allo stesso tempo...».
Cosa?
«Non dobbiamo avere dubbi nel denunciare la presenza di un altro tipo di islamismo, che io definisco integralista, fanatico e profondamente antisemita. Per questo tipo di movimento, la definizione di islamofascismo non solo non mi pare esagerata, ma addirittura appropriata».
Molti nella sua stessa coalizione non condividerebbero una parola di quel che dice.
«Ehhh... Io sono convinto che l’11 settembre sia stato il punto di svolta, e che l’aggressione a Israele sia il secondo tempo di questo piano. Come definirebbe lei chi uccide 200 ragazzi in una discoteca di Bali, o 50 turisti sul Mar Rosso, o dei bambini su uno scuolabus in Israele? Non tutti si sono ancora resi conto che è in corso un attacco ai nostri valori di tolleranza, alla democrazia e alle libertà civili dell’Occidente».


Lei crede allo «scontro di civiltà» teorizzato da Huntington?
«È evidente che quello è l’obiettivo degli integralisti islamici. Se non sono ancora riusciti a scatenarlo è perché la nostra democrazia è solida e forte».

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