«Descrivere mio padre non è facile. In questo momento, poi, non mi rendo ancora conto che non ci sia più... Posso dirvi che aveva sofferto tanto, tantissimo, quando era morta mia madre Susanna. Ha combattuto con lei per nove anni contro ben due tumori, ha fatto di tutto per salvarla. Quando è morta, il 7 luglio 2005, ad appena 60 anni, lui era distrutto, proprio come dopo una lunga battaglia. Dire che una parte di mio padre se nè andata con lei non è affatto retorico».
Le parole di Matteo Colturani - 34enne giornalista sportivo di Telelombardia, figlio maggiore del dottor Marzio Maria - saccostano benissimo al ritratto che tutte le persone che lo conoscevano - poco o abbastanza - fanno di lui.
Ieri sera nel bel palazzo di 8 piani via Luca Comerio 3 (i Colturani abitano al settimo, ndr) in zona Fiera, anche i vicini di casa, di ritorno da una giornata di lavoro e dopo aver visto in tutti i notiziari le immagini della loro abitazione, ancora non riescono a pensare che il dottor Marzio non ci sia più. «La televisione dice che ha lottato a lungo, che aveva delle abrasioni sul volto e sulla faccia, forse provocategli dai malviventi con un pugno nel tentativo di immobilizzarlo, anche se sentito alla radio che potrebbe essere stato picchiato per ottenere la combinazione della cassaforte - dice una signora bionda di mezza età che non vuole dirci il suo nome -. Ecco: io credo che lui abbia tentato in ogni modo di opporsi, non tanto per motivi economici, ma soprattutto contro quello che deve aver ritenuto un sopruso. Era un uomo perbene, serio, distinto e sapeva essere molto dolce, ma anche deciso. In quella casa aveva tanti ricordi e non credo se li volesse far sottrarre facilmente, soprattutto da dei rapinatori, da qualcuno che gli era entrato in casa con la forza. Anche se la scorsa estate aveva rinnovato un po labitazione, amava circondarsi delle cose che gli ricordavano sua moglie Susanna... Erano milanesi doc».
Poco distante da via Comerio cè una strada silenziosa, immersa nel verde, dove Colturani aveva il proprio studio da ginecologo. Il dottore, infatti, non era andato del tutto in pensione (aveva lavorato a lungo come vice primario di ostetricia e ginecologia allospedale San Giuseppe, ndr) come si era detto nelle prime ore dopo la sua morte, ma esercitava tre giorni a settimana, privatamente, al pianterreno di via Eschilo 8, in un bellissimo stabile signorile di tre piani.
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