Si chiama Gary Johnson, vive a Houston in Texas e nella sua lunga carriera è stato ingaggiato per uccidere una sessantina di persone. Solo che non è mai stato un vero killer ma uno strano tipo di libero professionista che aiutava la polizia di Houston a incastrare i possibili mandanti di omicidi su commissione. Gary Johnson è esistito davvero e le sue gesta sono state raccontate da Skip Hollandsworth in un articolo apparso anni fa sulla rivista Texas Monthly. E ora questa storia è diventata un film.
Durante la pandemia Glen Powell, il belloccio dalla mascella volitiva di Top Gun: Maverick, incappò nell'articolo e si convinse che sarebbe stato perfetto per farci un film. Contattò Richard Linklater, che lo aveva diretto in Tutti vogliono qualcosa e gli propose la storia straordinaria di un killer che non è un killer. Dopo qualche tentennamento del regista, l'affare si concluse. «All'inizio - dice il regista di Prima dell'alba - non capivo come quell'articolo sarebbe potuto diventare un film, ma Glen mi ha convinto e insieme abbiamo buttato giù il copione. D'altra parte avevamo tanto tempo libero in quei giorni».
Quindi oggi arriva, negli Usa, in alcune sale e su Netflix, Hit Man - Killer per caso (in Italia sarà nelle sale il 27 giugno), che vede protagonista Glenn Powell nel ruolo di Gary Johnson e Adria Arjona nei panni di una potenziale cliente, una delle tante. Ma l'unica che Gary Johnson, invece di incastrarla con uno scambio di denaro e la registrazione audio della sua volontà di uccidere, convincerà a desistere dall'intento omicida. La donna, vittima di violenza domestica, era solo terrorizzata all'idea di allontanarsi da un uomo che le prometteva la morte in caso di abbandono del tetto coniugale. E Gary la persuaderà ad affidarsi alla protezione dei servizi sociali.
Sin qui il film è la trasposizione per immagini dell'articolo della rivista texana, salvo il fatto che, anziché a Houston, la storia è ambientata a New Orleans. Ma poi il film prende una piega romanzata che consegna al pubblico una commedia piacevole e divertente, persino romantica. Del resto Linklater è il regista della «trilogia del Prima»: Prima dell'alba, Prima del tramonto e Prima di mezzanotte, pietre miliari del cinema romantico anni '90, con Ethan Hawke e Julie Delpy.
«Il vero Gary Johnson - spiega Glenn Powell che è anche il produttore del film - era un solitario, viveva con i suoi due gatti in un appartamentino da single alla periferia di Houston. Era un personaggio straordinario, faceva l'insegnante di filosofia la mattina e il collaboratore della polizia nel tempo libero. Non aveva spazio per una famiglia o un affetto stabile. Nel raccontare la sua storia abbiamo voluto regalargli una vita di relazione, gli abbiamo trovato una fidanzata». Spiega Linklater: «Eravamo seduti su una base di realtà ma da lì abbiamo preso il volo». Ciò che ha affascinato regista e protagonista di questo strano personaggio è sua la dualità. «Era un travet qualsiasi, un uomo di mezza età, solo, un insegnante senza grande carisma. Quando però indossava i suoi tanti travestimenti ed entrava nelle sue varie identità di killer, si trasformava. Davanti alle telecamere e ai microfoni della polizia diventava l'uomo più interessante del mondo».
Apprezzato con una standing ovation al Sundance Film Festival lo scorso gennaio, il film in settembre era al festival di Venezia, «dove c'erano ben quattro film che raccontavano di killer su commissione e io passavo il tempo a dire che no, il nostro non era davvero un film su un assassino a contratto, anzi era l'opposto», conclude Linklater.
Al festival di Toronto, pochi giorni dopo, Netflix ha deciso di acquistarlo, per 20 milioni di dollari. Dopo una breve puntata al cinema negli Stati Uniti, ora la storia di un assassino che non ha mai ucciso nessuno arriva in streaming.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.