«Ho fatto la storia Eppure ero sicura di avere la febbre»

RomaVoleva piangere. Ma prima della gara. Temeva d’aver la febbre. Poi è stato un fuoco d’artificio di sensazioni, passioni, emozioni, orgoglio. «Certo, sono orgogliosa di me stessa, di questo titolo, di aver fatto cadere il muro dei quattro minuti. Ancora non mi rendo conto di quanto ho fatto. Una gara che rimarrà nella storia». Il regalo di compleanno di Federica Pellegrini («quello per i miei ventuno anni che compirò il 5 agosto») è fra le mani: bella quella medaglia d’oro. Sfolgoranti gli occhi. Disegnano meno tensione e più tranquillità. È fresca, anche nella testa, al collo la bandiera italiana. Ma quando qualcuno le chiede di mostrare l’oro per il piacere dei fotografi, lei equivoca e alza una maglietta bianca che sembra perfin imbrattata dalle scritte. E dice tutto dei suoi retro pensieri: «Fede nel cuore, sei l’orgoglio italiano. Non mollare mai, non smettere di farli soffrire».
Federica ,suvvia, anche oggi ce l’ha con quelli che sarebbero contenti se avesse perso? Eppure il pubblico è stato un vulcano...
«Vero, ma io non dubitavo del pubblico di Roma. Intendevo parlare di gente dietro le quinte».
I romani le hanno tolto la febbre?
«Guardate, ho davvero temuto di non farcela. Ho pianto. Dopo pranzo sono andata sotto le coperte, ho chiamato Castagnetti e gli ho detto: ho la febbre, la sento. Lui mi ha risposto: non preoccuparti. Il medico mi ha consigliato: vai in acqua, è fredda ti passerà, magari è solo tensione. E così è stato».
Ha sudato freddo?
«In un certo senso. Sono stata in dubbio fino a dieci minuti prima della gara. Sarebbe stato un peccato buttare tutto. Avevo bisogno di questa rivincita».
Rivincita con chi e con cosa?
«Col destino. So io quanto ho passato quest’anno. So io quello che ho pensato in questi 400 metri. Eppure la mia forza sta nelle esperienze passate».
Quando si è detta ce l’ho fatta?
«A cinque metri dalla piastra del tocco. Non prima».
Ha vinto con la testa?
«Anche. Sono stata forte di testa. Non mi andava di perdere e ho tenuto fino alla fine».
Definire in poche parole questa medaglia?
«Meravigliosa, sudata, meritata».
Oggi Federica Pellegrini è una che ha vinto tutto: dalle Olimpiadi ai mondiali. Quali obiettivi vi rimangono?
«Le ambizioni sono molte. Spero di non fermarmi, almeno da qui a Londra 2012».
Ha cominciato presto a vincere...
«Vero, sono stata un’atleta precoce. Ho conosciuto anni d’oro e anni bui. Ma, a questo punto, mi sento fortunata per tutte le esperienze: belle e brutte».
L’esperienza della sconfitta di Pechino l’ha aiutata a vincere stavolta contro le inglesi?
«Ho fatto una gara diversa: in progressione. Speravo che la Jackson mi seguisse nel ritmo dei primi 200 metri dove io sono più forte e vado più veloce. Volevo stancarla e così è stato».
Non male per una che pensava di avere la febbre...
«Merito dell’acqua fredda e dell’iPod. Ho messo le cuffie, ascoltato Disturbia di Rihanna, e ritrovato la concentrazione».
Quanto vale questo oro?
«È stato più emozionante di quello di Pechino. È stata come una seconda Olimpiade. Il tifo ti aiuta, ma ti mette anche tanta pressione».
Ma in acqua il tifo non si sente...
«Lo credevo anch’io, ma stavolta l’ho sentito dall’inizio alla fine. Ed è servito: questa era la prima gara, dovevo rompere il ghiaccio».


Veramente con questa medaglia ha fatto sciogliere tutti...
«E spero non sia finita. Ho altre tre gare (200 sl, staffetta 4x200 sl, infine 100 sl o 800 sl, ndr)».
L’ultimo desiderio?
«Spero sia un mondiale targato Pellegrini».

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