I 70 anni della diva: "Cannes mi celebra ma non so se andrò"

L’attrice a Milano per i 90 anni della United Artists. Ed è pronta al film di Gianni Amelio tratto da Primo uomo di Albert Camus. E tra i ricordi: "Steve McQueen mi cercava sempre"

I 70 anni della diva: "Cannes mi celebra ma non so se  andrò"

Milano - Claudia Cardinale il 15 aprile farà settant’anni. Il Festival di Cannes - l’attrice vive a Parigi - li festeggerà riproponendone i film d’una carriera cominciata nella natia Tunisia nel 1956 (il primo film fu da adolescente, con l’egiziano Omar Sharif) e decollata in Italia nel 1958, coi Soliti ignoti di Mario Monicelli. Pasquale Squitieri sta intanto ultimando il documentario Io Claudia, tu Claudia, mentre l’attrice partecipa alle celebrazioni - come l’album con trenta film in dvd (20th Century Fox) - per i novant’anni dell’United Artists: per questa compagnia indipendente lei girò La pantera rosa di Blake Edwards (1963), che è nell’album, un percorso che condensa la storia di Hollywood fra I magnifici sette e A qualcuno piace caldo, Rocky e Toro scatenato, Marty e Manhattan, Alba rossa e Rain Man.

Molto ricordata, di ricordi Claudia Cardinale non vive: fra teatro (da ultimo Lo zoo di vetro di Tennessee Williams, per il quale ha avuto il premio Chaplin) e cinema lavora sempre intensamente. «Per il teatro - mi dice durante la sua visita a Milano per l’United Artists - preparo una serie di letture che si terranno fra Sicilia e Tunisia: se ne occupa ancora Squitieri».

Lo scorso Festival di Cannes ha celebrato le sue sessanta edizioni, il prossimo celebrerà, signora, i suoi settant’anni.
«La mia presenza a Cannes è ancora incerta, perché in maggio dovrò girare un film di produzione francese in Tunisia: Il filo di Meh di Ben Attia».

Si parla, signora Cardinale, di lei anche nel prossimo film di Gianni Amelio...
«... Che sta finendo la sceneggiatura, ispirata al Primo uomo di Albert Camus».

È un libro a sfondo autobiografico.
«Infatti nel film io sarò la madre dello scrittore».

Camus era nato in Algeria.
«Ma si girerà in Tunisia».

Quando?
«La prossima estate».

Lei ha recitato in francese, poi in italiano, poi in inglese. La pantera rosa è stato...
«Il primo film in quest’ultima lingua, accanto a David Niven, Peter Sellers, Robert Wagner e Capucine».

Giraste a Cortina.
«E poi a Roma».

Quasi tutte le sue scene erano con David Niven.
«Un grande gentiluomo. Di me diceva: “È la miglior invenzione italiana dopo gli spaghetti”».

E Blake Edwards?
«A volte si metteva a testa in giù dietro la macchina da presa».

Gente allegra, il set l’aiuta?
«Con La pantera rosa fu così. E lo fu anche con il seguito al quale ho partecipato: Il figlio della Pantera rosa, ancora di Edwards».

Nel 1993, con Roberto Benigni.
«Girammo fra Londra e la Giordania. Ricordo che in quei giorni al mio telefono una voce gutturale urlava: “Mamma, mamma!”. Pensavo a un matto e riattaccavo».

Era Benigni?
«Infatti. Mi chiamava così perché nel film ero sua madre».

Tra i film dell’album United Artists quali preferisce?
«West Side Story di Robert Wise, con George Chakiris, con cui avrei poi girato La ragazza di Bube di Luigi Comencini».

E poi?
«Agente 007 Licenza di uccidere di Terence Young, con Sean Connery».

Suo partner ne La tenda rossa di Mikhail Kalatozov: impersonava Umberto Nobile.
«Per questo film le riprese avvennero a Tallinn e dintorni, sul Baltico gelato. Dovevo mettere in bocca cubetti di ghiaccio, perché non ne uscisse fumo».

Un altro film che le è caro?
«La grande fuga di John Sturges, con Steve McQueen, che mi veniva sempre a trovare quando passava da Roma».

Innamorato?
«Non di me, delle Ferrari che veniva a provare».

Lo vedeva solo a Roma?
«No, anche a Los Angeles. Per lo più arrivava in moto, a gran velocità, con la moglie seduta dietro, capelli al vento».

Dei fondatori della United Artists chi ha conosciuto personalmente?
«Charlie Chaplin, in Svizzera, dove viveva. Ci fu un momento in cui fui vicina a girare un suo film».

La contessa di Hong Kong?
«Preferirei non parlarne».

È stato il peggiore di Chaplin e non per colpa della Loren e Brando. E poi lei, Chaplin o no, recita sempre molto.
«Infatti ho appena finito le riprese, fra Marsiglia, Cannes e Nizza, di Hold Up (Rapina), con l’amico Jacques Perrin».

Con lui girò La ragazza con la valigia di Zurlini.


«Era il 1960 e me ne è rimasto un bellissimo ricordo».

In Francia si è appena votato, in Italia si voterà alla vigilia del suo compleanno...
«Quello elettorale non è il mio clima preferito. Ci sono cose più belle della politica».

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