I baby di Confindustria tifano per gli indignados

Altro che svolta, i Marcegaglia-boys escludono i politici dal summit di Capri. "Condanniamo le violenze, ma il disagio generazionale per la crisi economica è ampio". Convegno bis a rischio: location troppo lussuosa in un periodo di austerity

I baby di Confindustria tifano per gli indignados

nostro inviato a Capri (Napoli)

A tirare fuori la classica corda in ca­sa dell’impiccato ci pensa Antonello Piroso, giornalista televisivo, modera­tore- mattatore del XXVI convegno ca­prese dei giovani industriali. «Ma per­ché non scendete in piazza anche voi? Non siete indignati? Vi dicono che sie­te bamboccioni, figli di papà che sfrut­tano i dipendenti, quasi sempre evaso­ri fiscali. E siccome questa immagine non rispecchia la vostra realtà, orga­nizzate anche voi un bel corteo». La platea del Quisisana rimane tiepida, non tanto per il riferimento alla netta prevalenza di imprenditori di secon­da generazione nell’organizzazione junior di Confindustria, quanto per il richiamo alla coerenza rispetto alla sfi­da anti casta che loro stessi avevano lanciato nei giorni scorsi.

Il convegno di Capri edizione 2011 era stato annunciato come «la svolta», uno «strappo», già segnato da parole «dure e aspre», ha rivendicato il presi­dente Jacopo Morelli. Piatto forte, l’esclusione dei politici. Fuori dal pal­co sia il governo sia l’opposizione, se non come spettatori (oggi dovrebbe arrivare il ministro dell’Interno Rober­to Maroni). Ma la relazione del giova­ne leader - industriale del mobile, fio­rentino e, a memoria di cronista, pri­mo presidente non figlio d’arte - non ha emozionato più di tanto i delegati. Il succo è spingere la politica a passare «dal dire al fare,dagli annunci all’azio­ne ». Affrontare i temi dello sviluppo, perché la crisi «si acuisce a causa del­l’inerzia dei politici ». Le imprese devo­no essere messe in condizione «di cre­scere il più possibile ». Bisogna modifi­care la legge elettorale. Il mercato del lavoro è «bloccato», la pressione fisca­le troppo alta.

Due proposte di bandie­ra: età pensionabile da subito a 70 anni ed equità generazio­nale nella Costitu­zione. Niente di rivolu­zionario insomma. Allora ecco la mezza adesione al popolo indignado . «I giova­ni vogliono esserci. Anche per questo - si è lanciato Morelli - stanno manife­stando in numerosi luoghi. Condan­nando le minoranze violente, non so­no da sottovalutare i motivi e il disa­gio. Il malessere è ampio». Contro i black bloc, quindi, ma attenti al disa­gio giovanile. Simpatizzanti delle ma­nifestazioni ultra gauche dei giorni scorsi (al netto dei teppisti), ma preoc­cupati per quelle rigidità che quei cor­tei vorrebbero moltiplicare. «Manca­no proprio i politici », si sentiva dire ie­ri in sala stampa, nemmeno troppo per scherzo. Il fatto è che in Italia ai riti non si ri­nuncia e il convegno di Capri, che è quasi riuscito a divorziare dalla politi­ca, non osa rompere con la routine.

Qualche scricchiolio ieri si è sentito e tra i delegati circolava anche l’ipotesi estrema: rinunciare al convegno au­tunnale o almeno a Capri. Perché l’al­tro problema è che la location gla­mour e il lusso isolano, stonano con questi tempi di crisi.

Gli imprenditori in erba in Italia non mancano, grazie al boom delle tec­nologie e alla strada, spesso obbliga­ta, del self employment. Ma sono alle prese con margini ridotti all’osso e con rigidità che impediscono di cre­scere, se non di sopravvivere. Escluso quindi che per loro gli strappi di Capri siano sufficienti o rilevanti.

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