"La dialettica sullo ius scholae è un valore, il governo non rischia. Arianna? Zero reati". Intervista a Matteo Piantedosi

Il ministro dell'Interno: "Conosco la sorella della premier: troppe carriere rovinate su accuse infondate"

"La dialettica sullo ius scholae è un valore, il governo non rischia. Arianna? Zero reati". Intervista a Matteo Piantedosi

Ministro Piantedosi, ci chiarisce la sua posizione sullo ius scholae?

«Ho premesso che il Parlamento è sovrano e ogni dibattito pubblico sul tema è pienamente legittimo. Qualsiasi riflessione per migliorare l'integrazione nella nostra società è utile. Detto questo sottolineo nuovamente che l'Italia è il Paese che ha concesso il numero maggiore di cittadinanze a livello europeo negli ultimi 10 anni, molto più di Paesi che alcuni indicano come un modello da seguire. Rappresentare, pertanto, il nostro Paese come inospitale, chiuso o retrogrado è falso e inaccettabile: ed è quella discussione intrisa di pregiudizi da rimuovere a cui ho fatto riferimento».

Il governo è saldo? I dissidi con Forza Italia sullo ius scholae?

«La dialettica interna alla maggioranza è un valore e non un rischio per la stabilità: succede così nei Paesi democratici. Rilevo tra l'altro che questo confronto interno alla maggioranza di governo viene spesso drammatizzato dalle stesse voci che accusano il centrodestra di attuare una svolta autoritaria nel Paese: un controsenso».

In Europa nessuno applica lo ius scholae o sbaglio?

«Non sbaglia e i Paesi che prevedono una sorta di ius soli lo adottano in maniera molto temperata, legando la cittadinanza anche al fatto che il genitore del minore sia entrato legalmente. Rispetto a questi Paesi, noi abbiamo un sistema già adesso molto più generoso. Peraltro la legge attuale è in vigore da anni e nessun governo precedente ha prodotto sforzi concreti per cambiarla».

Quali problemi creerebbe lo ius scholae o lo ius soli?

«Guardi che una sorta di ius soli da noi già esiste: riguarda i nati in Italia che ottengono la cittadinanza a 18 anni, se hanno trascorso la loro vita nel nostro Paese, e già oggi per costoro si valuta la frequenza scolastica come elemento di integrazione ai fini della concessione. Più in generale le evidenzio che già oggi quasi il 40% delle concessioni di cittadinanza nel nostro paese riguardano ragazzi entro i 19 anni».

Inutile discuterne?

«Discutere di tutto è legittimo ma va considerato attentamente il rischio di soluzioni che possano diventare un fattore di sostanziale incentivo alle partenze irregolari».

Lo ius soli e ius scholae possono diventare scorciatoie per ottenere la cittadinanza?

«Il rischio è molto alto. In molti potrebbero essere incoraggiati dai trafficanti ad arrivare da noi con traversate molto pericolose nel miraggio di poter ottenere la cittadinanza con solo pochi anni di frequenza scolastica dei propri bambini perché questo renderebbe inespellibili anche i loro genitori. Sarebbe un sostanziale cambiamento delle principali regole di ingresso sul territorio nazionale».

I numeri ci dicono che sono diminuiti gli sbarchi e di conseguenza il numero del morti in mare.

«Le partenze irregolari che avvengono affidandosi ai trafficanti di esseri umani sono di per sé estremamente pericolose. Solo bloccando questo business criminale potremo evitare i naufragi e le tragedie del mare. L'immigrazione può essere sicura e rappresentare una risorsa solo quando è sostenibile e avviene per canali regolari».

Gli accordi con Libia e Tunisia stanno funzionando. Tuttavia resta aperto il problema sicurezza.

«Anche su questo versante stiamo profondendo sforzi i cui primi risultati ci incoraggiano a proseguire. Abbiamo incrementato le risorse per le assunzioni delle Forze di polizia e per le loro dotazioni. Stiamo progressivamente aumentando la loro presenza dove rileviamo, insieme ai sindaci e alle autorità locali, che ve ne sia maggiore bisogno. La flessione statistica, pur leggera, dei dati relativi ai delitti commessi, ci incoraggia a proseguire nella direzione intrapresa».

Forse le violenze diminuiscono ma la percezione di insicurezza resta altissima.

«È un tema molto importante che non sottovalutiamo. Le iniziative che stiamo adottando sono orientate non solo ai risultati statistici ma anche a rassicurare progressivamente i cittadini, soprattutto quelli più vulnerabili, che le Forze di polizia, e con esse lo Stato, ci sono e sono visibili. In quest'ambito si inseriscono le azioni che abbiamo messo in campo per il crescente rafforzamento dei servizi nelle stazioni ferroviarie, nei pronto-soccorso degli ospedali e in tutti i luoghi di maggiore insicurezza. Anche su questo versante non riteniamo di aver raggiunto risultati definitivi ma di aver avviato un percorso che continueremo a portare avanti».

L'Italia riuscirà ad avere il posto che le spetta in Europa?

«Ne sono convinto. Siamo un governo con un chiaro mandato politico che gode di un alto consenso, confermato dalle recenti elezioni europee, e guidato da una persona come Giorgia Meloni che ha ridato prestigio e rispetto all'Italia in tutti i consessi internazionali. Abbiamo molte personalità in grado di fare bene in Europa. Un'Unione che rinunciasse al contributo dell'Italia danneggerebbe in primo luogo se stessa».

Signor ministro, la politica ribolle perché sembra che ci sia qualche procura che ha messo nel mirino Arianna Meloni. Lei cosa ne pensa?

«Conosco Arianna Meloni e non mi sfiora neanche l'idea che possa essere accusata di qualsivoglia scorrettezza o reato».

Con la vicenda Arianna stiamo assistendo alla ripetizione del metodo Berlusconi e allo scontro politica-magistrati?

«Il tema delle presunte ingerenze delle indagini giudiziarie sulla politica è un problema su cui si

discute da anni. In molti casi si sono rovinate carriere per accuse rivelatesi successivamente infondate e forzate. Io credo che converrebbe a tutti, ma soprattutto alla magistratura, lavorare per fugare ogni dubbio su questo».

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