Chicago incorona Kamala Harris: "Presidente di tutti contro il caos di Trump"

Il palco di Chicago investe definitivamente Kamala Harris, che ha accettato ufficialmente la nomination alla Casa Bianca. Come previsto, il discorso di accettazione è passato per la sua infanzia, il confronto con Trump e la politica estera

Chicago incorona Kamala Harris: "Presidente di tutti contro il caos di Trump"

Kamala Harris è ufficialmente la candidata democratica alla Casa Bianca: con il suo discorso di accettazione della nomination ha chiuso questa notte il grande raduno Dem. La vicepresidente ha illustrato alla nazione la sua visione per il futuro, in contrapposizione al messaggio politico di Donald Trump. Tra gli speaker della serata, la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, il governatore del North Carolina Roy Cooper, il leader dei diritti civili Al Sharpton e Randi Weingarten, presidente dell'American Federation of Teachers. Star musicale della serata, la cantante Pink.

La parentesi iniziale di Harris sulla propria infanzia

Kamala Harris è arrivata sul palco accolta dalla standing ovation del pubblico ma anche da "un mare bianco" al McCormick Place Convention Center di Chicago. Molte delegate sono infatti vestite di bianco, il colore del movimento delle suffragette: giacche bianche, abiti bianchi, tailleur pantalone bianchi, tute bianche e gonne bianche. Le prime battute del discorso di accettazione della nomination della vice presidente sono state dedicate al presidente Joe Biden. "Joe, sono colma di gratitudine", ha detto Harris, sottolineando che "ha un percorso straordinario che la storia gli riconoscerà". Harris ha poi fatto gli auguri al marito Doug Emhoff per il decimo anniversario del loro matrimonio.

Come previsto, il discorso di Harris è partito dalla sua infanzia, come bambina cresciuta con una madre single in un quartiere pieno i amore e soliarietà. "Mi manca mia madre, soprattutto in questo momento", ma "ci guarda dall'alto e sorride", ha dichiarato Harris con voce tremante e commossa. Harris ha ricordato il tempo in cui era bambina e andava al parco con i genitori. "Ascoltavamo Aretha, Coltrane e Miles. Mia madre mi diceva non ti allontanare". "Mio padre - ha aggiunto - mi avrebbe detto, con il suo sorriso, corri Kamala, corri, non avere paura e non lasciare che niente ti fermi". Poi, le origini del desiderio di diventare avvocato, in qualità di figlia di genitori che hanno combattuto per i diritti civili, diventando "Kamala Harris, for the people". "Per tutta la mia carriera ho avuto solo un cliente, il popolo. E in nome del popolo, accetto la nomination".

Nella seconda parte del discorso, Harris ha proceduto con il confronto tra sè e Trump, nel solco della difesa delle libertà fondamentali. "Queste elezioni non solo sono le più importanti della nostra vita, ma tra le più importanti nella vita della nostra nazione". L'elezione di Trump avrebbe, infatti, "consegue gravi", secondo la candidata democratica. "Per molti versi, Donald Trump è un uomo poco serio, ma le conseguenze del suo ritorno alla Casa Bianca sono estremamente gravi", ha avvertito. Ha parlato del “caos e della calamità” dei suoi anni nello Studio Ovale e ha anche sottolineato come abbia messo in discussione i risultati delle elezioni del 2020, quando ha perso la rielezione.

Il confronto con Trump e i punti fondamentali del programma di Harris

"Donald Trump ha cercato di buttare via i vostri voti. Quando ha fallito, ha mandato una folla armata al Campidoglio degli Stati Uniti dove hanno aggredito gli ufficiali delle forze dell'ordine. Quando i politici del suo stesso partito lo hanno implorato di richiamare la folla e inviare aiuto, ha fatto l'opposto. Ha soffiato sul fuoco", ha detto. Harris ha inoltre sottolineato che Trump è stato condannato per 34 capi d'imputazione per reati gravi in ​​un caso di risarcimento danni e che una giuria federale nel suo processo civile per diffamazione ha stabilito che l'ex presidente aveva abusato sessualmente della scrittrice E. Jean Carroll. "È stato dichiarato colpevole di frode da una giuria composta da cittadini americani comuni e, separatamente, ritenuto responsabile di abusi sessuali", ha affermato.

A seguire, Harris ha tracciato tutti i punti fondamentali su cui si giocheranno le prossime elezioni: aborto ("Sono fuori di testa" è la definizione che ha dato di Trump e dei Repubblicani che "vogliono tracciare le donne che abortiscono"), confine meridionale (citando il lavoro suo e di Biden, ma ricordando di voler tornare a un Paesi che si è formato sugli immigrati), ambiente. Come "commander in chief", Harris ha citato tutti i dossier internazionali più caldi e che vedono Washington in prima linea: l'Ucraina nella Nato, il Medio Oriente, la lotta tra libertà e tirannia (con un affondo contro "i dittatori come Kim che tifano per Trump").

La lunga parentesi sulla politica estera: Harris come futura commander in chief

Ad assumere un posto speciale nella parte finale del discorso di Harris, la guerra in Medio Oriente. La vicepresidente ha giurato di difendere il diritto di Israele a difendersi, ma ha aggiunto che lo spargimento di sangue a Gaza è "devastante" e "straziante". "Per quanto riguarda la guerra a Gaza, il presidente Biden e io stiamo lavorando senza sosta, perché ora è il momento di raggiungere un accordo sugli ostaggi e un accordo di cessate il fuoco. E lasciatemi essere chiara: difenderò sempre il diritto di Israele a difendersi e mi assicurerò sempre che Israele abbia la capacità di difendersi, perché il popolo di Israele non dovrà mai più affrontare l'orrore che un'organizzazione terroristica chiamata Hamas ha causato il 7 ottobre, tra cui una violenza sessuale indicibile e il massacro di giovani a un festival musicale".

Procedendo con difficoltà tra gli applausi e gli incitamenti, ha continuato: "Allo stesso tempo, ciò che è accaduto a Gaza negli ultimi 10 mesi è devastante. Così tante vite innocenti perse. Persone disperate e affamate che fuggono per mettersi in salvo più e più volte. La portata della sofferenza è straziante. Il presidente Biden e io stiamo lavorando per porre fine a questa guerra, in modo che Israele sia al sicuro, gli ostaggi vengano rilasciati, la sofferenza a Gaza finisca e il popolo palestinese possa realizzare il proprio diritto alla dignità, alla sicurezza, alla libertà e all'autodeterminazione". Poi, un ultimo importante affondo contro Teheran: "E sappiate questo. Non esiterò mai a prendere qualsiasi azione necessaria per difendere le nostre forze e i nostri interessi contro l'Iran e i terroristi sostenuti dall'Iran", ha aggiunto.

Venuto il momento del commiato dai delegati Harris ha concluso il suo discorso rivolgendo un appello all'unità e professando il proprio amore per il Paese. "Abbiamo molte più cose in comune rispetto a quelle che ci dividono. Unita significa forza. Trump denigra America, dicendo che è tutto terribile. Mia madre diceva: "non permettere a nessuno di dire chi sei, mostra a tutti ciò che sei realmente. E allora mostriamo a tutti chi siamo, tutto il mondo. Sosteniamo libertà, opportunità, compassione, giustizia e possibilità", ha detto Harris. "Cari americani, amo il nostro Paese con tutto il cuore. Ovunque vada, in ogni persona che incontro, vedo una nazione pronta a guardare avanti. Pronta per il prossimo passo, in quell'incredibile viaggio che è l'America. Vedo un'America dove manteniamo fermo il coraggio che ha costruito la nostra nazione.

Che ha ispirato il mondo. Qui, in questo Paese, tutto è possibile. Niente è fuori portata", ha concluso la vicepresidente. L'estate delle convention si chiude qui. Adesso il gioco si fa duro: nex stop, 5 novembre.

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