I cattoconservatori e la sfida dei valori nel mondo nuovo

C'è una realtà che tenta di fungere da bussola per una Chiesa che deve navigare fra "società aperta" e "cultura woke". Senza perdersi

I cattoconservatori e la sfida dei valori nel  mondo nuovo

Nell'Anno del Signore 2023, l'aggettivo «sinodale» è quello che circola con maggiore frequenza tanto nelle università pontificie quanto in tutti gli organi di informazione dispiegati, urbi et orbi, con finalità vaticaniste. La ragione dell'inusuale tracimazione è palese. Ad ottobre era nel pieno svolgimento la 16esima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Titolo prescelto: «Per una Chiesa sinodale: Comunione, Partecipazione, Missione». A quale significato rimanda la parola «Sinodo»? Basta compulsare il 19esimo volume del Battaglia, l'impareggiabile dizionario della lingua italiana: «in senso generico, qualsiasi assemblea di chierici riunita per esaminare problemi concernenti il dogma o la disciplina ecclesiastica e per decidere in proposito».

Nello specifico, i Vescovi hanno redatto un vademecum di quasi 50 pagine nel quale mettere in evidenza i punti di partenza del dibattito incentrato su come aprire, nel mondo di oggi, nuove strade per realizzare il compimento della missione della Chiesa. Tra le schede di lavoro diffuse ai partecipanti, una ha suscitato un vivace dibattito: «Come rinnovare il servizio all'autorità e l'esercizio della responsabilità in una Chiesa sinodale missionaria?». La risposta ad un quesito così impegnativo potrebbe giungere dalla conoscenza delle linee di fondo del conservatorismo cattolico. Per carità di Dio, non corrugate la fronte alla sola menzione di questo illustre sconosciuto, il conservatorismo cattolico! Nessuno si sognerebbe di rappresentare l'ennesima conventicola di autoproclamatisi pii e perfetti cattolici, in antitesi al Casarini di turno! Riteniamo sia opportuno arricchire il dibattito in corso, proprio in virtù della necessità di un cammino a più voci che porti la «barca di Pietro» a navigare nel mare magnum della «società aperta» senza incagliarsi negli scogli (chiamali tranelli, se vuoi) della woke culture. Per evitare la discesa nel «buio allo stato puro», di cui già lamentava il cattolico di sinistra Mario Pomilio nel romanzo Il quinto Evangelio (1975), occorre «farsi segno in questo tempo senza segni». E quale segno occorre dare oggi per dimostrare la cogente necessità di tramandare e testimoniare una storia più che bimillenaria, che parla nelle nostre città attraverso chiese, gruppi di volontari, monumenti, istituti di formazione, opere caritative, fondi bibliotecari e archivistici?

Il conservatorismo cattolico annovera una storia più che bicentenaria. Esso nacque come risposta alla Rivoluzione francese del 1789. «Se ci fosse stata una giusta causa per questa nuova persecuzione religiosa, quegli atei autori di libelli diffamatori sempre a caccia di argomenti per incitare il popolino al saccheggio, non avrebbero certo esitato ad appropriarsene e a dilungarsi con compiacenze sui vizi del clero. Ma ciò non è avvenuto». Nelle sue Riflessioni sulla Rivoluzione francese del 1790, così l'anglicano Edmund Burke ammoniva la società civile britannica a non giustificare le nuove forme di odio antireligioso che portavano, Oltremanica, alla soppressione delle scuole nei villaggi rurali e alla confisca di quelle strutture che ogni giorno supportavano i poveri di ogni risma. Già, i mendicanti e i diseredati, ai quali, fino a tutto il secolo XX, nessuna delle istituzioni cattoliche si sognava di chiedere l'orientamento confessionale o ideologico. Dalla Storia d'Italia raccontata alla gioventù di San Giovanni Bosco (1855) al Suicidio della Rivoluzione di Augusto del Noce (1978), i cattolici di orientamento conservatore non hanno mai dato sostegno ad alcun progetto incentrato sulla trasformazione pianificata del mondo da parte del «Dio Stato» o del «Dio Mercato». Nessuna corrente spirituale e di pensiero al pari dell'eterogeneo e mai monolitico avvicendarsi di teologi, scrittori, o, più semplicemente, uomini di fede, è stata così alternativa al Pantheon (di nome e di fatto) ideologico figlio di quel materialismo che l'altro ieri vinceva con la ghigliottina, ieri con i gulag e i campi sterminio, e... oggi?

Le sfide aperte dalle nuove frontiere della scienza e della tecnologia non aprono dei semplici campi di intervento, bensì delle vere e proprie voragini, che rischiano di fagocitare secoli e secoli di riflessioni e di creazioni intellettuali, oggi descritte alle nuove generazioni come una zavorra inservibile, della quale liberarsi al più presto. Cosa te ne fai oggi della conoscenza del latino? Sei così antiquato da credere alla possibilità della vita ultraterrena per l'anima? Non vi viene l'emicrania al solo sentire nominare il De Civitate Dei di Agostino? Il lavoro spirituale, intellettuale e materiale di ogni cattolico autenticamente silente al clima di delirio oggi imperante, non se la prendano a male i fan di Harry Potter, non necessita di alcuna bacchetta magica per essere compiuto. Il minaccioso rullo dei tamburi napoleonici al crepuscolo del Settecento o il mantra dell'edonismo materiale di oggi non hanno potuto, né potranno, cancellare la ricerca della verità a partire dallo studio delle Sacre Scritture, la difesa della moralità capace di dare dignità e importanza ad ogni tassello della società a partire dalla famiglia fondata sul sacramento del matrimonio, il culto per la bellezza e l'armonia, viste come figlie di quella Grazia di Dio che aveva disseminato, e ancora oggi dissemina, in tutto il mondo allora conosciuto, Cattedrali nelle quali chiunque poteva e può trovare un momento di sollievo dalle tribolazioni quotidiane.

Il nemico principale di ogni cattolico che desideri conoscere meglio questo grande sconosciuto, chiamato conservatorismo, rimane sempre lo stesso: l'isolamento. Quando l'erudito piacentino Giovanni Cantoni fondò nel 1977 l'associazione «Alleanza Cattolica», era memore di un carisma da rinverdire costantemente.

Vivere nel mondo senza essere del mondo: l'ammonimento lasciatoci da Joseph Ratzinger risuona più attuale che mai. Solo grazie ad un Noi ispirato dalla voce di Dio e dal Magistero della Chiesa Cattolica, la «barca di San Pietro» potrà continuare il suo viaggio fino alla fine dei tempi.

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