I clandestini riscrivono il programma dell’Unione

Sul futuro delle strutture più cauto Bertinotti che chiede migliori standard. E Amato guiderà un comitato interministeriale

Roberto Scafuri

da Roma

La pagina è la numero 254 del programma dell’Unione, capitolo: «Migranti e nuovi italiani - Vie legali per l’immigrazione». Vi si immagina l’adozione di un complesso di «misure giuste ma efficaci», che «comportano il superamento dei Centri di permanenza temporanea». In sintesi: «graduare» le misure di espulsione; «prevedere sanzioni limitate»; «consentire alle autorità di Ps di utilizzare misure di sorveglianza di Ps dove il trattenimento non sia necessario». In ultimo: «Approntare strumenti efficaci per assicurare l’identificazione degli immigrati e il rimpatrio di quanti vengono legittimamente espulsi».
Ma «superamento» equivale a «chiusura» dei Cpt? Il ministro dell’Interno Giuliano Amato non è il solo ad avere dei dubbi nel governo. Il nodo arriva al conclave dei ministri di San Martino in Campo, e non si scioglie. Ci proverà, in «tempi rapidi» una Commissione interministeriale presieduta dallo stesso Amato. I ministri competenti procederanno a visite nei Cpt e provvederanno poi a formulare proposte sul da farsi. Segno che la questione «superamento» uguale «chiusura» resta al momento insolubile. Nel frattempo, dopo la rivolta di venerdì nel Cpt di Torino, ieri gli immigrati reclusi nel Cpt di Bologna hanno organizzato una protesta pacifica, rifiutandosi di rientrare nei loro settori al termine del pasto. Gli ispettori del Viminale, guidati dal prefetto Anna Maria D’Ascenzo, oggi saranno invece a Torino per valutare i danni della rivolta.
Soldi per far ripartire il Cpt torinese e migliorare gli altri ce ne sono pochi. O punto. Così la polemica si inasprisce soprattutto sul piano dei principi, perché per Prc, come ricorda il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, essi «non assicurano uno standard di civiltà». Bertinotti ieri ha visitato un centro sperimentale di accoglienza temporanea per famiglie immigrate sorto a Borgo San Lorenzo (Firenze): sei famiglie, una trentina di posti assicurati per sei mesi (prorogabili fino a un anno), il tempo di trovare un lavoro e integrarsi. Una strada alternativa ai Cpt, dice chiaramente il presidente della Camera. Il complesso architettonico è stato assicurato grazie a uno sforzo congiunto di Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze, Comune di Borgo San Lorenzo, Comunità Montana del Mugello, Istituto degli Innocenti (e viene gestito da un’Associazione ong). La società civile ha mille risorse, si consola Bertinotti, convinto che i Cpt non sono centri di accoglienza. «Mi pare difficile dire il contrario: basterebbe vederli, frequentarli. Anche coloro che ne sostengono l’esistenza non mi pare che siano in grado di poter dire che siano luoghi di accoglienza con uno standard di civiltà come quello che è necessario per ogni luogo dove vivono delle persone... ». «Indecorosi, umanamente inaccettabili», li aveva definiti in un’intervista anche il segretario di Prc, Franco Giordano, ritenendo «legittima la fuga» di «chi cerca di sottrarsi a una detenzione illegale». Posizione che induce Rocco Buttiglione (Udc), ad attaccare Rifondazione, perché «sta dalla parte degli aggressori delle forze dell’ordine di Torino».
Ma Prc sostiene con forza che per legge sia «impossibile trattenere chiunque per motivi amministrativi». Giordano indica nell’accoglienza temporanea la ricetta del superamento dei Cpt. Una tesi che non convince tutto il governo, soprattutto per gli alti costi di strutture alternative (tipo quella di Borgo San Lorenzo). Anche se il capo dei deputati rifondatori, Gennaro Migliore, ricorda che l’«inumanità dei Cpt e l’illegittimità della detenzione» impongono la chiusura dei centri, «richiesta anche da agenzie internazionali per diritti umani». Alfredo Mantovano (An) accusa però Bertinotti di fare «il gioco delle tre carte», in quanto Prc «non ha mai accettato di discutere le condizioni di vita all’interno dei Cpt, perché ne ha sempre contestato l’esistenza...

Discettare oggi di standard non civili non è coerente né politicamente onesto, anche se lo fa il presidente della Camera». Gasparri (An) ricorda invece l’esistenza dei trattati Ue, messi a rischio da una «Repubblica colabrodo».

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