I disadattati dello stato civile

Non riuscendo a farsi un nome, il governo Prodi abbonda sui cognomi. Che cosa ci volete fare? Dovremo abituarci: ai figli, infatti, d’ora in avanti si potrà dare il cognome del padre, della madre o anche di tutti e due. E se non c’è accordo si procederà con l’ordine alfabetico. Non è meraviglioso? L’ordine alfabetico. Una volta per dare il nome al neonato c’era il battesimo, adesso c’è questa specie di lotteria. Cosa è uscito sulla ruota di Milano? Se va bene fai superenalotto. Altrimenti, vai a capire come ti chiami.
Il futuro appare interessante. Avremo schiere di bambini in cerca di anagrafe, appassionanti dispute familiari, alberi genealogici che s’incroceranno fino a scatenare il mal di mare. Il provvedimento approvato dalla commissione giustizia del Senato prevede infatti che ogni coppia con il doppio cognome possa passare a sua volta entrambi i due cognomi al figlio. Così, alla quarta generazione, avremo bambini con 16 cognomi, alla quinta con 32 e poi via verso la progressione geometrica del patronimico. Creeremo piccoli disadattati dello stato civile, emarginati del certificato di residenza: per ogni carta d’identità sarà un attentato alla foresta amazzonica, per compilare un modulo burocratico bisognerà chiedere un mese di ferie.
Alle domande essenziali che affliggono da sempre l’uomo (chi sono? Da dove vengo? Dove vado?) si aggiungerà il più terribile degli interrogativi: come mi chiamo? E soprattutto: come si chiameranno mai i miei figli? E i figli dei miei figli? La vita, già sottomessa a vari scossoni, perderà anche l’ultima certezza: i primogeniti maschi non saranno sicuri di dare continuità alla casata. Secoli di tradizioni da buttare, favole da riscrivere, nonni da consolare. Gli unici soddisfatti potranno essere gli psicologi: si prevede l’aumento delle crisi di identità.
Ma ve le immaginate le presentazioni? «Piacere: sono Rossi-Bianchi-Esposito-Ferrari-Pinco-Pallo. Lei per caso è il signor Verdi-Azzurro-Brambilla-Viendalmare-Tiziocaio-Sempronio»? Per fare l’appello a scuola, passerà l’intera ora di lezione. Sui citofoni ci saranno più caratteri che nella Divina Commedia. E per noi giornalisti? Un disastro: fare i titoli sarà impossibile. E i vecchi cronisti racconteranno i bei tempi passati in cui c’erano delle persone che di cognome facevano semplicemente Bo.
Tra qualche tempo, invece, boh lo faranno solo gli ultimi nati. Se mamma si chiama Creti e il papà si chiama Netti, non mi appiopperanno mica il doppio cognome? Se la mamma si chiama Testa e il papà si chiama Dura, avranno il buon gusto di mettersi d’accordo? O l’uno o l’altro: non scherziamo. E poi avanti con un cognome di qui e uno di là, cugini che non si troveranno mai, carramba che sorpresa a rischio di estinzione. Alla sesta generazione, i giovanotti che vorranno sapere qualcosa del loro passato dovranno tramutarsi in Indiana Jones alla ricerca dell’avo perduto.
Forse si potrebbe obiettare che di tanti problemi che gli italiani hanno, questo forse non era oggi come oggi il più sentito. E, in effetti, fra le riforme che il Paese attende ci sarebbe persino qualcosa di più urgente dell’onomatomania. Ma tant’è: non trovando l’accordo sulla sostanza (basi Usa, pensioni, pacs, liberalizzazioni), la maggioranza di Prodi si ricompatta (più o meno) sulla nominalistica. Bisogna accontentarsi. Più tasse e più cognomi per tutti. Anzi più nomenklatura. E già che ci siamo, correggiamo subito: non è la maggioranza Prodi.

A norma di nuova legge, è la maggioranza Prodi-Diliberto-Bertinotti-Mastella-Di Pietro-Pannella-Fassino-Rutelli-Bindi-etc. Come dire: la dimostrazione vivente che anche moltiplicando i cognomi, si può continuare a essere anonimi.

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