PerugiaLi avevano definiti «fannulloni», termine che poi ha avuto fortuna con la battaglia lanciata dal ministro Brunetta, quando i carabinieri del Nas avevano scoperto, nel luglio 2007, che i dipendenti del maggior ospedale della regione Umbria utilizzavano, in maniera del tutto allegra, i cartellini marcatempo. Risultavano al lavoro e invece se ne andavano in giro per i fatti propri. Qualcuno anche a fare shopping. I dodici coinvolti, finiti in cella o agli arresti domiciliari, nel frattempo, sono tutti tornati al lavoro allospedale Santa Maria della Misericordia, così come, a maggior ragione, gli altri settanta denunciati a piede libero, per episodi minori.
Linchiesta sui badge «taroccati» però non è ancora finita. Si attende che la procura invii agli indagati le comunicazioni di conclusione dellindagine preliminare, provvedimento atteso da una settimana allaltra. Le ipotesi di reato formulate sono la truffa aggravata e il falso (alcune delle ipotesi di reato sono state già escluse dalla Cassazione).
Nel frattempo i coinvolti hanno fatto valere i loro diritti, contratto di lavoro alla mano. Medici e infermieri hanno così ripreso il loro lavoro nelle varie divisioni e nei vari reparti (alcuni ospedalieri, altri universitari). Al massimo, qualcuno è stato spostato a incarichi diversi da quelli a cui era destinato al momento del blitz. Nonostante ad accusarli ci fossero non solo le intercettazioni, ma anche i video. I carabinieri del Nas dellUmbria infatti avevano piazzato microtelecamere che avevano filmato i dipendenti marcare il cartellino per conto dei colleghi e degli amici, che invece erano impegnati in attività del tutto private e fuori dallambiente ospedaliero. Qualcuno addirittura in viaggio fuori regione. Uno dei coinvolti è invece andato in pensione ed è addirittura passato al contrattacco: una caposala ha presentato una denuncia per mobbing contro lazienda ospedaliera. Anche questa inchiesta è ancora in pieno svolgimento.
Più drastica la decisione presa, proprio ieri mattina, dallazienda Usl2 di Perugia contro cinque medici della Guardia medica sorpresi, la notte tra il 3 e il 4 marzo, dai carabinieri con le due linee del telefono staccate e a dormire, mentre invano gli utenti (una fascia di territorio con un bacino di oltre 180mila utenti) cercavano, disperatamente, di mettersi in contatto con il servizio. Proprio ieri mattina, forte della «sentenza» del Collegio arbitrale della Regione dellUmbria, il direttore generale dellUsl2 Giuseppe Legato ha annunciato la revoca della convenzione ai cinque medici: in pratica il «licenziamento» in tronco.
I guai per i «medici dormiglioni» non finiscono qui perché nei loro confronti la procura, il pm Gabriele Paci, ha aperto una inchiesta per abuso di ufficio e interruzione di pubblico servizio.
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