I graffitari contro Bloomberg: «La nostra è arte»

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

I graffiti sono arte o vandalismo? È la domanda cui dovrà rispondere il tribunale di New York, e la sua decisione potrebbe influenzare le città europee, alle prese con lo stesso problema. Sette giovane artisti, finanziati dal noto stilista di moda Marc Ecko, hanno fatto causa al comune di New York. L'amministrazione comunale infatti ha approvato un drastico regolamento: ai minori di 21 anni è vietato comprare bombolette spray o pennarelli a punta larga. Chi è sorpreso con queste «armi improprie» può finire in guardina. Secondo i sette artisti il regolamento comunale è in contrasto con il primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti, che garantisce a tutti libertà di espressione. L'avvocato del Comune, Gabriel Taussig, ha sostenuto nella memoria difensiva: «È necessario trovare un equilibrio tra le garanzie costituzionali e la piaga dei graffiti nelle nostre città».
L'America è il paese delle libertà estreme e dei divieti drastici. Grazie al primo emendamento della costituzione i razzisti del ku klux klan hanno il diritto di sfilare con cappucci e croci in fiamme, e i nazisti di portare in piazza le loro svastiche. D'altra parte è severamente proibito tenere in auto una lattina di birra aperta, o stappare un bottiglia di vino per un pic nic nel parco. I minori di 21 anni possono comprare una pistola ma non una birra o un pacchetto di sigarette, e adesso neppure una bomboletta spray.
La rimozione dei graffiti dai luoghi pubblici costa ogni anno ai contribuenti americani da 15 a 18 miliardi di dollari. In diversi stati la polizia dispone di periti grafici che riconoscono lo stile degli autori dei graffiti come un critico d'arte è in grado di autenticare un dipinto, e sono ammessi a testimoniare per l'accusa quando l'autore delle scritte viene denunciato. A volte, gli artisti della bomboletta spray si lanciano in acrobazie da sport estremo e rischiano la vita per lasciare i loro messaggi sui viadotti delle autostrade o delle ferrovie.
Il problema non è soltanto americano. A Berlino si svolgerà la prossima settimana una conferenza internazionale sulla prevenzione dei graffiti. L'organizzatore Karl Henning, deputato del partito cristiano democratico, ha fondato «Noffiti», un gruppo di pressione che rivendica in Germania la «tolleranza zero» già adottata nei paesi scandinavi. Il dibattito è rovente. La Bbc ha trasmesso in prima serata un dibattito tra l'assessore comunale di New York Peter Vallone, autore del regolamento contro i graffiti, e un giovanotto americano che si presenta come «Felix» e ha aperto un sito internet (reclaimyourcity.net) con immagini di «interventi artistici nelle città moderne».
Sostiene l'assessore Vallone: «La città di New York ha finanziato pitture murali e graffiti artistici in vari quartieri. Ma questa forma d'arte diventa un reato quando si danneggia la proprietà altrui. Come ex pubblico ministero posso dirvi che l'arte non è il movente delle grande maggioranza di coloro che imbrattano i muri. Nel migliore dei casi si tratta di vandali esibizionisti, nel peggiore di bande rivali di teppisti e spacciatori di droga che segnano il territorio». Replica Felix: «Il paesaggio urbano oggi è dominato da cartelloni pubblicitari e dagli slogan delle multinazionali. Urbanistica e architettura sono influenzate da interessi economici, non da criteri estetici. I graffiti sono l'unico modo in cui i cittadini possono esprimersi liberamente in uno spazio pubblico.

Una città con graffiti e arte stradale è molto più vivace. Invece di trattarci come criminali il comune dovrebbe darci più spazio, il denaro usato per cancellare i graffiti potrebbe essere speso in corsi di pittura ed educazione artistica per i giovani».

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