I grandi poteri che temono il gol

La grande stampa «indipendente» prepara il botto finale contro Silvio Berlusconi. Alla Stampa, al Corriere della Sera il fuoco d’interdizione è fortissimo: certo: si lascia anche la parola a qualcuno del centrodestra purché abbia una psicologia un po’ alla zio Tom (lo schiavo attratto psicologicamente dai padroni), purché sia pronto a parlare male del leader del centrodestra e ad elogiare i presunti prossimi vincitori. Più in generale, un atteggiamento alla «zio Tom» lo mostra la «grande stampa» per esempio verso l’Economist, lieto di rinnovare l’antica tradizione di quando i popoli colonizzati pendevano dalle labbra di Londra.
Entrano in campo, infine, i «grandi tecnici», gli snobbeteconomist, gli economisti snobbetti, quelli della lavoce.info che da colonne sempre «indipendenti» snocciolano numeri sui programmi del centrodestra e del centrosinistra a dimostrare la tesi che le proposte del primo sono più impresentabili di quelle del secondo.
Come contrastare una campagna così intensa, mentre anche il sindacato dei giornalisti aiuta a chiudere gli scarsi spazi di comunicazione del centrodestra? Innanzi tutto chi crede nella vittoria del centrodestra è aiutato da un’annotazione psicologica: se l’aggressione antiberlusconiana è così veemente, la speranza di sconfiggere il verdetto annunciato resta forte. Per essere così scatenati i Mieli, gli Anselmi devono proprio avere paura di un gol all’Inzaghi, all’87° minuto che inverta i pronostici sanciti dalle grandi oligarchie del potere.
Il secondo consiglio è riportare tutti gli interlocutori all’esame dei fatti, non facendosi confondere dalla prosopopea «indipendente». E i fatti sono questi: le nostre Cassandre annunciano disgrazie, ma la severissima Bruxelles dà il disco verde al governo italiano. Come mai? Perché gli osservatori «indipendenti» (che «indipendentemente» non disturbano la Fiat e le sue richieste di prepensionamenti) non ricordano mai la difficile ma provvidenziale riforma delle pensioni attuata dal centrodestra e che dal 2008 darà particolarmente sollievo ai nostri conti.
Detto questo, la riflessione va impostata pacatamente sui dati di fondo dei due periodi che hanno visto al governo centrosinistra (1996-2001) e centrodestra (2001-2006). Durante i governi Prodi-D’Alema-Amato la congiuntura economica era particolarmente positiva, la Germania - nostro mercato principale di riferimento – tirava, le merci cinesi non erano ancora entrate nel modo balordo e disattento in cui grazie a Prodi sono arrivate sui nostri mercati, l’euro dava i suoi effetti positivi abbattendo gli interessi sul debito e creando l’avanzo primario (la differenza tra spesa pubblica ed entrate al netto degli interessi sul debito). In tutti questi anni felici cosa combinava il centrosinistra? Supertassava i cittadini, si lanciava in programmi d’ingegneria sociale con l’Irap e altre imposte che avrebbero dovuto lanciare la grande impresa (invece arrivò la crisi della Fiat) e finivano solo per rovinare i piccoli. Sperperava l’avanzo di bilancio (dal 6,5 al 3,2 per cento, più del centrodestra). S’inchinava a francesi e tedeschi anche grazie alla deplorevole presidenza Prodi dell’eurocommissione. Questo è quello che è successo. Vi sono certo anche manchevolezze nel governo di centrodestra.

Ma il fatto è che anche nelle più dure situazioni questo governo ha abbassato le tasse, contrattato da pari a pari con gli altri Paesi europei, fatto riforme che aiuteranno il futuro. Ha preparato una via su cui si può ancora andare avanti. Mentre il programma prodiano di vecchie tasse e nuove ingegnerie sociali sappiamo dove ci porterà.

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