MilanoIl cardinale Dionigi Tettamanzi? È lunico difensore dei musulmani. A sostenerlo è il presidente del centro islamico di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, che in segno di «riconoscenza» ha deciso di invitare larcivescovo alla preghiera conclusiva del Ramadan che si terrà questa mattina al teatro Ciak. Dopo mesi di aperture da parte della guida della Chiesa milanese, instancabile nel predicare «labbandono di pregiudizi e schematizzazioni», ieri è arrivata la proposta ufficiale di partecipare alla festa musulmana. Con Shaari che lha motivata spiegando che «lunico che ci difende, appoggiando la nostra richiesta di costruire delle moschee a Milano, è Tettamanzi. Finora è stato il solo ad avere espresso nei nostri confronti parole cristiane e rispettose della Costituzione, che garantisce a tutte le religioni il diritto ad avere dei propri luoghi di culto».
Un interessamento che non ha lasciato indifferenti i seguaci dellIstituto culturale di viale Jenner. «Mi farebbe molto piacere se potessi incontrare larcivescovo, anche per ringraziarlo personalmente - ha spiegato Shaari - per me qualsiasi momento può andare bene. Anche se quello più significativo sarebbe proprio domani mattina (stamattina, ndr), in occasione della preghiera finale del Ramadan. Se Tettamanzi intende partecipare, le nostre porte sono spalancate». E se il cardinale per ora non si pronuncia, per il capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale, Matteo Salvini, «linvito è lecito e larcivescovo può fare come crede. Ma se fossi in lui mi preoccuperei di essere il faro della comunità islamica a Milano. Tettamanzi comunque è libero di fare il pastore del gregge che preferisce. Se proprio ci tiene, però, per la preghiera dei musulmani metta a disposizione i locali della Diocesi. Perché nel Comune di Milano non cè spazio per costruire una moschea».
Anche se i massimi vertici della Curia milanese la pensano diversamente e da tempo non perdono occasione per farlo capire. Non a caso, durante il discorso di SantAmbrogio, Tettamanzi si era detto favorevole alla costruzione di moschee in diversi punti della città, spiegando che «abbiamo bisogno di luoghi di preghiera in tutti i quartieri. Ne hanno un bisogno ancora più urgente le persone che appartengono a religioni diverse da quella cristiana, in modo particolare allIslam». E le aperture della Diocesi non si sono interrotte nemmeno dopo il 3 gennaio scorso, quando duemila musulmani al termine di una manifestazione per la Palestina si sono inginocchiati a pregare verso la Mecca occupando il sagrato del Duomo.
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