I nuovi tartassati

C hi sono i tartassati del calcio italiano? Risposta complessa ma fin troppo elementare. La nuova Juve è tartassata dagli arbitri. Dopo la notte brava di Bergonzi a Napoli, è inutile far finta di niente. Non si tratta di due abbagli qualsiasi: siamo all’ortografia calcistica. Non c’è trama né inganno alle spalle della Juve fermata nella sua rincorsa al primo posto, c’è invece da sbarazzare il tavolo da uno di quei proclami fatti da Collina con i suoi arbitri durante l’estate. Lo slogan coniato per la rifondazione («Fischiare tutto, fischiare contro tutti») viene interpretato dai fischietti in modo malizioso. Bisognerà spiegare loro che non significa penalizzare la Juve o altre grandi (Milan l’altro maltrattato), un tempo salvate dalla famosa sudditanza psicologica. Ha una fortuna sfacciata dalla sua, il super-designatore viareggino: il clima del dopo «Moggiopoli». Un tempo, una sfida così contaminata, sarebbe finita con l’intervento dell’esercito. E invece i virtuosi comportamenti e le frasi esemplari di De Laurentiis e Cobolli Gigli, i due presidenti, han consentito di sigillare la polemica dentro un contenitore civile.
La nuova Inter sembra tartassata dalla sorte. Concentrate nel centrocampo le perdite più gravi lamentate da Mancini: prima Vieira, ora Stankovic, due colossi. Qualche mese prima, senza il francese e Cambiasso, perse il pass per la Champions a Valencia. Non sono perdite di poco conto, perciò. Che rendono indispensabile far ricorso alle provviste della rosa, dotata di ogni ricambio utile. Moratti non si illuda per la Juve sgambettata dall’arbitro: c’è la Roma che sbuffa e ritorna sotto. Con maggiore convinzione, come dimostra il suo trionfo milanese, l’ennesimo.
Il Milan è l’ultimo tartassato, il più famoso. Sembra tartassato dalla propria gloria oltre che dalla striscia umiliante di risultati domestici, in campionato. Si può mettere sotto processo una squadra reduce da Atene e da Montecarlo, due trionfi raccolti tra maggio e agosto, mica un secolo fa. Sotto le insegne di Silvio Berlusconi presidente, non si ricorda una partenza così disastrosa, accentuata da una serie di nodi venuti al pettine (età, qualità della rosa, mancanza di ricambi all’altezza). Quello di ieri con la Roma è il secondo scontro con la storica nobiltà del torneo: devono ancora arrivare le sfide con Juve e Inter, nel mese di dicembre, prima e dopo il faticoso viaggio in Giappone, diventato una sorta di crocevia per la società.

E invece forse è il caso di concentrarsi sul presente, sui numeri da retrocessione della classifica, sul ritardo del successo in casa, sulla condizione fisica che, a dispetto di ogni test eseguito da Milanlab, è la spia di un allarme inquietante. A furia di inseguire altre coppe, c’è il rischio di perdere il presente.

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