I personaggi e i fatti che hanno fatto la storia del nostro Paese in una serie di immagini d'autore

Indro Montanelli e Giorgio Almirante, eccoli i carissimi nemici. O piuttosto verissimi amici. Si stimavano e si capivano. Ad Almirante piaceva che Montanelli, pur Salò Montanelli, pur approdato all'antifasismo, non avesse mai oscurato o negato i suoi anni in camicia nera, e il suo colonialismo giovanile. E che nel libro Qui non riposano scritto tambur battente dopo la fine della seconda guerra mondiale, fossero stati raccontati i tormenti, le tragicità, le casualità di cui erano state intessute le vite degli italiani in quella stagione buia.
A Montanelli, che del beau geste era sempre stato ammiratore, piaceva il guappismo di Almirante, la sua coerenza incrollabile, la sua capacità di affascinare, con una oratoria colta e veemente insieme, le piazze rancorose del Msi. «La mia amicizia con Almirante - spiegò Montanelli quando il leader della destra se n'era già andato - si basava non su una coincidenza di opinioni, ma su una piena comprensione del perché erano così lontane e sul reciproco assoluto rispetto Almirante sapeva benissimo perché dopo l'8 settembre mi ero schierato dalla parte della Resistenza, mentre io sapevo altrettanto bene il motivo per cui lui si era schierato con Salò». E poi Montanelli non si stancava di stimgatizzare l'ipocrisia del cosiddetto «arco costituzionale» in forza del quale il Msi era legalmente accettato, così che sottraesse voti alla Democrazia Cristiana, ma era anche espulso come indegno dagli snodi importanti della politica italiana. I due spadaccini avevano incontri privati, nei quali potevano confrontarsi senza condizionamenti. Ma una volta, nel 1980, Montanelli, direttore del Giornale, intervistò in prima persona Almirante. Rinunciò allora alla sua arma preferita, la repartie pungente. Le domande furono scritte e le risposte anche. «Il fatto che li pubblichiamo - avvertì Montanelli - non significa che avalliamo gli argomenti dell'intervistato. Li registriamo alla lettera com'era nei nostri impegni».
Almirante, cui veniva da molti mossa l'accusa d'essere istigatore di violenza, l'accusa l'aveva respinta. «Non ho mai detto aggredite, ma solo difendetevi».
Per l'indulgenza o se si preferisce la benevolenza verso l'uomo di Salò, da lui qualificato «un galantuomo e in signore», Indro era stato rimproverato da alcuni suoi lettori i quali gli ricordavano che Almirante era stato segretario di redazione della rivista «La difesa della razza».

Montanelliana a 24 carati la replica, nella quale Indro precisava che un segretario di redazione è soltanto un addetto a compiti di macchina e aggiungeva: «Il primo posticino fisso che riuscii a procurarmi nel mondo della carta stampata fu quello di segretario di redazione d'un mensile che si chiamava Lo squillo della levatrice».

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