(...) socialisti separati, non i cronisti (ora anche un po incavolati). Il fatto è, cari socialisti genovesi e liguri che litigate in famiglia per il diritto di parlare a nome del Psi (quale, di grazia?), che i problemi li avete voi, enormi, di identità, e non potete rovesciarli sugli altri. Il fatto è, anche, che vi siete scazzottati fra voi allultimo, recente congresso e avete ritrovato lunità solo allarrivo della polizia. Il fatto è, anche, che esibite - voi del Nuovo Psi che sostenete Renata Oliveri - documenti che vi autorizzano a operare a nome del segretario Gianni De Michelis, mentre voi Socialisti uniti Nuovo Psi - che sostenete Marta Vincenti (sic) contro Renata Oliveti (sic)... - esibite documenti che vi autorizzano a operare a nome di De Michelis, solo che dicono il contrario.
In questo quadro schizofrenico (il nostro è, come diceva Nenni quando parlava di Saragat, un giudizio politico), un giornale, un giornalista onesto non può fare altro che registrare e sottoporre il tutto al giudizio dei lettori. Saranno loro a giudicare se sia Gian Francesco Sanna, o Gianluca Morali, o Gregorio Catrambone, o Giuliano Pennisi, o Gianni De Michelis, o lex ministro Stefano Caldoro, o Bobo Craxi, o Enrico Boselli, o magari Segolene Royal a parlare a nome dei socialisti.
Certamente, noi e i nostri lettori sappiamo già che tutti loro si stanno comportando da perfetti socialisti: quelli che - come mostra la Storia - si dividono sempre e non si uniscono mai. Anche questo lo ha detto un Socialista, con la esse maiuscola. Ma dubito che i socialisti di oggi, troppo impegnati a spartirsi lo 0,2 per cento della torta elettorale, ne abbiano mai sentito parlare. Peccato. E con ciò consideriamo chiusa la vicenda, come scrive Lei, avvocato Catrambone, «quanto meno a livello giornalistico».
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